[Photo portrait (Peranakan Museum, Singapore 2016). Foto Rb]
Hugh MacMahon, Guest from the West. Dublino, Original Writing, 2015
(Edizione Kindle)
Il volume riferisce in prima persona le esperienze
dell’autore, missionario Colombano, in Corea e in Cina oltre che le missioni
con funzioni di delegato e diplomatico della Santa Sede presso organismi
internazionali.
L’interesse è riposto sia in una narrativa capace di
coinvolgere sul piano umano e antropologico (soprattutto nei capitoli che si
occupano della vita quotidiana e delle tradizioni dell’Isola di Jeju vari
decenni fa e prima dello sviluppo accelerato della Corea del Sud, e nella
testimonianza fornita riguardo lo sciamanesimo in altre parti del paese), sia
in un punto di osservazione cristiano ma non cristianocentrico; e inteso a comprendere e
assorbire elementi di quello che MacMahon definisce “umanesimo confuciano”,
sulla base del quale i popoli dell’Asia orientale “hanno molto da offrire all’Occidente
e molto in comune. Gli appartenenti a entrambe le culture (coreana e cinese) sono
in cerca di una società più umana; e, sebbene si servano di approcci diversi, è
questo che li pone in equilibrio gli uni con gli altri”. MacMahon rileva che il Confucianesimo
ha al sommo grado “studiato le relazioni umane e l’equilibrio tra dare e
avere”. Viene evidenziata altresì l’eticità confuciana relativa a “ciò che costituisce
il comportamento accettabile e inaccettabile”.
Quella dei missionari, nota l’autore, è un tipo di
esperienza che “apre la mente”, ma ha avuto “scarso impatto sulla Chiesa in Irlanda
e sulla società. Pochi sono stati i missionari che hanno sentito il bisogno di
riflettere a fondo su quanto avevano visto o fatto all’estero o che sono stati
istruiti su come arricchire la Chiesa, una volta tornati in patria, con l’esperienza
compiuta. Non troppo dopo il rientro si sono ritrovati a conformarsi con i modi
di pensare e di agire locali e l’entusiasmo da loro provato è divenuto semplice
memoria”.
[Roberto Bertoni]