01/06/16

Hong Jong Chan, MY SECRET HOTEL




[View from Seoul 2013. Foto Rb]

Hong Jong Chan, My Secret Hotel. Sceneggiato coreano in sedici episodi, trasmesso da TVN, 2014. Testo di Kim Do Yun e Kim Ye Ri. Con Ahn Kil Kang, Choi Jung Woo, Go Yoon Hoo, Ha Yun Joo, Jin Yi Han, Kim Bo Mi, Lee Young Eun, Nam Goong Min, Uhm Soo Yeong, Yoo In Na



Sang Hyo è una manager di matrimoni presso un hotel di lusso. L’ex marito Hae Young e la sua futura seconda moglie, dopo sette anni di assenza, per casualità tipica dello sceneggiato sud-coreano, scelgono proprio quell’albergo per il loro matrimonio. Dopo oscillazioni varie e comprensibili, anche per vendicarsi del passato pieno di equivoci (altro elemento tipico dello sceneggiato sud-coreano, in cui i problemi si sarebbero potuti risolvere in quattro e quattr’otto, ma, data l’assenza di comunicazione tra i personaggi, si trascinano per anni), è proprio Sang Hyo a organizzare le nozze di Hae Young, ma mentre costui sta per pronunciare il sì un cadavere piomba dal tetto sulla passerella del banchetto nuziale. A causa di questo omicidio, il matrimonio è sospeso. 

L’hotel entra in crisi e per salvare la reputazione spinge Sang Hyo a convincere i fidanzati a sposarsi nell’albergo nonostante il brutto episodio. I due, dopo vari mini-episodi da commedia degli errori (tanto per restare sul tipico dello sceneggiato sud-coreano), accettano infine l’idea, ma il giorno del matrimonio la futura sposa fugge con l’autista dato che sono innamorati fin da bambini e il matrimonio con Hae Young non era d'amore ma d'interesse. (L’autista, in un anch’esso tipico sub-plot, poi la lascerà, con parecchio cinismo, in cambio di 300.000 dollari offerti come benservito dalla famiglia della ragazza). 

Per salvare la situazione, per senso del dovere verso il lavoro, e perché da qualche tempo ha accettato la corte del direttore dell’albergo, quindi per aiutarlo, inoltre spinta dalla sua rivale in amore, una collega che vuole vederla maritata per avere libera la strada verso le nozze col direttore, Sang Hyo sposa Hae Young in modo da salvare la faccia appena si sa che la vera sposa ha fatto la fuitina. Sang Hyo, giovane donna di buoni principi, crede di sposarsi per finta, ma Hae Young, che per sette anni, nonostante la rottura, non ha mai smesso di amarla, interpreta il matrimonio per davvero, ossia come un secondo matrimonio con Sang Hyo, dal che si dipana una serie di altri elementi di commedia degli errori e sub-plots di lui che cerca di coinvolgerla nelle problematiche della sua famiglia e di farla vivere a casa sua. 

Man mano che le puntate si susseguono, abbiamo dei flashbacks  sul passato del (primo) matrimonio di Sang Hyo e Hae Young. I flashbacks chiariscono come i due (ex) coniugi, credevano ciascuno che l'altro avesse tradito, erano invece tutti e due in buona fede sette anni prima, col che la vicenda sentimentale finirà lietamente come non ci si può che aspettare in questo genere di sceneggiato. 

Non è certo tutto qua, dato che siamo in un drama sud-coreano tra i più rappresentativi e l'intreccio di cui sopra sarebbe troppo semplice per compiacere i fans. Tra i vari intrecci paralleli, in quello marcato maggiormente, la polizia indaga sull’omicidio, al quale ne seguono altri, infittendosi il giallo fino a quando si arriverà alla conclusione che comprende, oltre alla rivelazione di personalità negative dove sembravano positive, e di atti delittuosi commessi invece da personalità positive loro malgrado per proteggere persone cui volevano bene, anche la rivelazione dell’omicidio del padre del direttore dell'albergo, perpetrato decenni prima non volontariamente dalla madre del medesimo direttore, protetta tutti quegli anni dal segreto mantenuto dal suo innamorato, un manager dell'albergo che nell'ultima puntata la sposa, essendo il delitto caduto in prescrizione ed essendosi il segreto ormai dissipato. 

Un segreto (di Pulcinella?) rimane: da vari dialoghi si potrebbe indovinare che Sang Hyo, cresciuta da orfana, sia la figlia segreta, e abbandonata, del padre ucciso del direttore dell'hotel (notare la coincidenza casuale), fornendo una ragione etica ulteriore all'intreccio per giustificare il non compimento della storia d'amore tra la ragazza e il direttore dell'albergo.

Più che l’Ottocento narrativo europeo, che in altre recensioni di serie televisive sud-coreane abbiamo invocato a livello intertestuale esplicito (Dumas e Maupassant, per esempio, sono citati in vari sceneggiati), qui sembrerebbe esserci, per lo meno negli aspetti attribuibili a fonti occidentali, una miscela intertestuale di richiamo alle commedie sia sentimentali che di black humour della Hollywood di una volta; e ad Agatha Christie per la sequela di delitti e la possibile colpevolezza di quasi tutti i protagonisti.

Viene tenuto tutto su un piano piuttosto leggero che, nonostante la ripetitività delle complicazioni sentimentali, consente di guardare all’ipocrisia sociale con un certo distacco divertito, ma anche con un tono, pur ironico, di denuncia, come quando, a imitazione di un episodio realmente accaduto, un personaggio ne costringe un altro a inginocchiarsi per chiedere scusa. 

Divertente, infine, in un certo senso non priva di una sua raffinatezza, la meta-citazione di un'apparizione della cantante Hong Jin Yeong che, alla vista dell'attore Nam Goong Min in una scena breve nello sceneggiato, gli salta al collo dato che, spiega, l'ha scambiato per il suo sposo, che era sposo fittizio in un reality show sud-coreano.

Gradevole la colonna sonora. Bravi tutti gli attori.


[Roberto Bertoni]