Quelle giornate che
non sanno di niente,
crepano di parole i
rifiuti insonni.
Genialità perverse si cucciano in silenzio,
ne accendono altre
sulla strada,
altre obbligate a
girarci intorno,
so bene la fuga non
rende giocoliere
il tempo anzi allarga
le crepe dell’istante
infedele tout court
all’attimo che urla.
Resta un retaggio di
musiche sommerse,
Camminando
sopra l’esilio degli affetti,
in
queste circostanze bianche
a
carro armato lascio impronte personali
indipendenti
dal tempo che scorre,
annego
i rimpianti non risanati.
Dal
concetto di usura legata alla figura
sul
tavolino compongo nella clessidra falce di luna
dal
rosso cangiante che vira a oscure spade.