25/03/16

Angelo Pini, QUELLE GIORNATE



Quelle giornate che non sanno di niente,
crepano di parole i rifiuti insonni.
Genialità perverse si cucciano in silenzio,
ne accendono altre sulla strada,
altre obbligate a girarci intorno,
so bene la fuga non rende giocoliere
il tempo anzi allarga le crepe dell’istante
infedele tout court all’attimo che urla.
Resta un retaggio di musiche sommerse,
Camminando sopra l’esilio degli affetti,
in queste circostanze bianche
a carro armato lascio impronte personali
indipendenti dal tempo che scorre,
annego i rimpianti non risanati.
Dal concetto di usura legata alla figura
sul tavolino compongo nella clessidra falce di luna
dal rosso cangiante che vira a oscure spade.