09/02/16

Vladimir Galaktionovič Korolenko, IL SOGNO DI MAKÀR




 [Neve nel Wicklow (2016). Foto Rb]




Vladimir Galaktionovič Korolenko, IL SOGNO DI MAKÀR. Trad. M. Albertini. Modena, Edizioni Paoline, 1959

Scorre con fluidità il testo italiano nella traduzione di Albertini in un registro letterario e insieme comunicativo per questo racconto populista del 1883.

In un villaggio della tajgà siberiana, Makàr, individuo sfortunato, costretto a vivere di cacciagione catturata con trappole nella neve e di agricoltura di sopravvivenza, vedovo e risposatosi, in conflitto con la seconda moglie perché dedito all’alcol, dopo una lite con un vicino per impadronirsi di una volpe caduta in trappola, che assicurerebbe un compenso decente e qualche spicciolo, muore nella foresta.

L’anima viaggia per un’ampia pianura, incontrando quelle di altri deceduti prima di lui, jakuti e tartari, condannati per contrappasso a procedere più e meno velocemente verso una meta che non si profila.

L’anima di Markàr perviene al giudizio di Dio. Pesa inizialmente sulla bilancia più il malfatto che il bene compiuto; ma improvvisandosi oratore, egli si difende, arringando a suo favore la povertà, la sfortuna, la difficoltà, sicché Dio e gli angeli si impietosiscono, infine alleviando la pena.

Scritto come una parabola, senza la prosopopea della didattica, con la semplicità e linearità di un mito, prendendo le difese del popolo, appunto.


[Roberto Bertoni]