01/10/14

AA. VV., COSMOPOLITANISM

["That architectural quotation from another country, a previous era..." (Blessington 2014). Foto Rb]


AA. VV., Cosmopolitanism. Titolo completo: Routledge Book of Cosmopolitanism Studies, ed. G. Delanty, London, Routledge, 2012


Il curatore del volume scrive nell’Introduzione: “In the broader sense possible, cosmopolitanism is about the extension of the moral and political horizons of people, societies, organizations and institutions. It implies an attitude of openness as opposed to closure” (p. 2).

In un’epoca di globalizzazione, il cosmopolitismo, un concetto di derivazione greca del periodo classico, rappresenta, ci pare, un correttivo utile tanto alle ideologie del liberismo selvaggio, antagonista delle realtà nazionali per lo sfruttamento delle risorse e l’uso della forza lavoro a basso costo, quanto dell’idea di rivendicazione nazionalista e localistica acritica. Che il mondo sia un’unica realtà, a vari livelli e con diversificazioni locali, è a nostro avviso un’ovvietà che non va trascurata. Eclettismo, interazione di culture, cosmopolitismo sono ideologie utili a una prassi reattiva nella positività, che tenga conto del mutamento planetario in parte avvenuto e in parte in corso.

Ha pertanto ragione Delanty a sostenere che “the revival of cosmopolitanism today has much to do with the tremendous changes that occurred in the 1990s in the aftermath of the end of Communism in USSR and central and eastern Europe. In this period, which also saw the end of apartheid, the Tiananmen Square movement […], cosmopolitanism […] has wide appeal as framework of interpretation” (p. 3), oltre al cambiamento culturale dovuto all’internazionalizzazione delle comunicazioni.

Opponendosi tanto alle teorie di una totale, odierna omogeneizzazione delle culture, quanto a quelle della loro diversità inconciliabile, il cosmopolitismo “is not a condition of hybridization, but one of the creative interaction of cultures and the exploration of shared worlds” (p. 6).


[Roberto Bertoni]