03/06/14

Edgar Morin, LA VOIE




["Let's avoid robotization" (Blackroch 2014). Foto Rb]


Edgar Morin, La voie. Sottotitolo: Pour l’avenir de l’humanité. Paris, Librairie Arthème Fayard, 2011.

Da tempo sosteniamo un personale discorso antim­achiavellico nella convinzione che, solo smantellando la presunta impossibilità di fare a meno del realismo assoluto coi suoi mezzi di manipolazione della realtà, sarà attuabile una strada di ricostituzione del senso e di dimostrazione che quanto potrebbe sembrare utopico e idealista si rivela invece praticabile, anzi forse l’unica via da percorrere per recuperare, assieme al metodo della prefigurazione del futuro, un presente che non distrugga il pianeta, la vita associata e la convivenza umana.

Abbiamo perciò apprezzato questo libro di Morin, che pur nella consapevolezza di un’improbabilità “de changer de voie” (p. 11), la sostiene con razionalità e la propone in quanto “printemps” che “aspire à naître” (p. 12).

L’argomentazione parte da una definizione della globalizzazione come intreccio di tre fenomeni culturali concomitanti e antagonisti: omogeneizzazione e standardizzazione secondo schemi statunitensi; resistenza da parte di culture autoctone; métissage culturale. Viviamo in una situazione di emergenza planetaria caratterizzata da deregolamentazione economica su scala mondiale, crisi delle società tradizionali e dei loro valori, effetti egoistici dell’individualismo, blocco dello sviluppo, formule risolutive sbagliate in quanto ignorano i contesti umani e culturali, in breve una vera e proprio crisi dell’umanità, in cui scienza, tecnica, economia e profitto hanno prodotto effetti ambivalenti e negativi. Da cui: “le probable est la désintégration. L’improbable, mais possible, est la métamorphose” (p. 31).

Per procedere in modo costruttivo, occorre tener conto di varie alternative, destreggiandosi positivamente tra mondializzazione / demondializzazione; crescita / decrescita; sviluppo / inviluppo (sic; enveloppement nell’originale francese); conservazione / trasformazione (p. 34).

Va insomma attuata una riumanizzazione del pensiero sociale e politico. In politica la medietà è tra realpolitik e ideal politik (p. 45), fondando una concezione di Terra come patria e di legame tra l’unità e la diversità umana attraverso il pianeta; una mediazione tra l’apporto di quanto di meglio può offrire la cultura occidentale e l’apporto di altre civiltà; un métissage sistematico di metodi e visioni del mondo. In contrapposizione all’individualismo si tratta di “solidariser, ressourcer, convivialiser, moraliser” (p. 63), puntando su visioni ampiamente democratiche ed ecologiche, sulla cooperazione tra Nord e Sud, l’abbandono dell’idea di crescita indefinita, la “resurrection d’une logique du don, de l’entraide et de la gratuité” (p. 107); risolvendo le crescenti inuguaglianze, e muovendo verso una riforma del pensiero sociale in direzione della complessità e dell’eticizzazione.



[Roberto Bertoni]