27/04/13

Mamoru Oshii, SKY CRAWLERS



[Protecting God (Nara 2013). Foto Rb]


Mamoru Oshii, SKY CRAWLERS. Titolo originale Sikai Kurora (スカイ・クロ). Giappone, 2008. Sceneggiatura di Chihiro Itō, tratta da un romanzo di Hiroshi Mori.


Il motivo della manipolazione genetica ricorre nella fantascienza dell’ultimo decennio, o quasi, dalla realtà parallela del mondo dominato dagli automi con l’illusione umana di vivere in una realtà altra da quella reale in Matrix (1999), al recente Oblivion, fondato sul medesimo assunto narrativo.

Nel film di animazione, il giapponese I cavalieri del cielo (per usare il titolo della versione italiana) riprende il motivo, designando una pellicola d’impegno in un’estetica cinematografica lenta e meditata, insolita per i film di animazione ma non per il regista Oshii, che anche in questo caso insiste sulla psicologia dei personaggi tramite le loro interazioni e mezze frasi, fino a dare una spiegazione degli eventi misteriosi solo verso la fine.

La variante fantascientifica è quella di un gruppo di giovani piloti dell’aeronautica militare, modificati geneticamente in modo da non invecchiare mai e, se colpiti a morte, ricostruiti e rilanciati nella guerra in corso per le abilità acquisite e la memoria, che viene ripresa quanto alle competenze belliche, ma cancellata nel campo dei ricordi privati. Questi ultimi riemergono, tuttavia, provocando crisi di identità e dolore. I due protagonisti scoprono infatti, verso il termine del film, di avere lei ucciso l’innamorato in quella che si potrebbe definire una vita precedente e lui il padre in un combattimento mortale.

Ci sono vari altri temi sociali connessi a quello sopra delineato. In particolare si tratta di una dichiarazione contro la guerra, allegorizzata dal fatto che essa non è motivata in questa pellicola da ragioni economiche o politiche, bensì da puri fattori di rapacità delle imprese produttrici d’armi che creano la propaganda e le condizioni per obliterare la coscienza dei cittadini, in parte anche qui un tópos fantascientifico dall’orwelliano 1984 in poi (in Italia ripreso dalla guerra al terrorismo montata negli studi della tv governativa nel Baol  di Benni).

I ragazzi protagonisti vivono in un eterno presente, alienati dal passato, nondimeno con elementi che filtrano da quei prima, insinuando dolore.

Notevole la grafica e interessante il movimento accompagnato al colore e alla delicata e malinconica colonna sonora di Kenji Kawai.


[Roberto Bertoni]