Intervista a cura di P. Borgna.
Roma-Bari, Laterza, 2012
Nella situazione di globalizzazione e finanziarizzazione dei mercati
internazionali, accompagnata da un’ideologia neoliberista imperante e in atto da
alcuni decenni, più in particolare dagli anni Ottanta, Gallino individua un
progetto egemonico cosciente da parte delle classi dominanti a livello
planetario, la cui ideologia si balsa su assunti che si sono imposti come
elementi oggettivi mentre costituiscono l’apparato funzionale al dominio della
neo alta borghesia mondiale: ipotesi presunte quali l’esaurimento della
funzione dei sindacati, l’efficienza superiore del privato rispetto al pubblico,
la riduzione dei salari e delle previdenze sociali, l’inesistenza delle classi.
Si tratta di un “repertorio di idee ricevute […] del tutto impermeabile
alla realtà” (p. VI). Se le classi sociali sono diventate meno visibili, e per
lo meno a livello di aspirazioni c’è stata una certa omogeneizzazione dei
consumi, esse naturalmente non hanno smesso di esistere, al contrario i
dislivelli tra la classe dominante e i ceti subalterni si sono accentuate
tramite “l’aumento delle disuguaglianze globali, dovuto a una mancata
redistribuzione del reddito dal basso verso l’alto” (p. 104), il diverso
accesso a beni di consumo differenziati tra lussuosi e popolari, l’aumento
della povertà e la concentrazione della ricchezza in misura sempre maggiore tra
percentuali ridotte di famiglie e individui opulenti, la diffusione del lavoro
flessibile, l’insicurezza socio-economica, per giunta paradossalmente spacciata
come “fattore di sviluppo” (p. 120), la disoccupazione endemica.
Alla “classe capitalistica transnazionale” (p. 18) si contrappone dunque “la
classe dei lavoratori globali, che viene anche chiamata proletariato globale”
ed “è formata dai nuovi salariati del mondo” (p. 83).
Viene messa in evidenza anche la responsabilità di parecchi intellettuali
nel “rappresentare alle classi subalterne il funzionamento dell’economia
contemporanea, con le sue massicce componenti finanziarie, come se fosse il
migliore dei mondi possibili”, malgrado “le clamorose smentite cui la realtà l’ha
esposta in tempi recenti” (p. 18).
Le misure prese dai vari governi in direzione neoliberista, infine, hanno
rappresentato il progetto politico di “poter disporre di masse di salariati che
avessero meno potere di quello che avevano acquisito le classi lavoratrici
americane ed europee” in passato.
Basati su dati, teorie accreditate, ma anche richiami alle posizioni
gramsciane sull’egemonia e a vari luoghi dell’analisi marxiana, i ragionamenti
di Gallino si seguono con fluidità per la chiarezza espositiva e la lucidità
con cui vengono esposti, costituendo così una precisa analisi del nostro
presente.
[Roberto Bertoni]