15/03/12

Stefano Versace, WILLIAMSBURG

Fine del 2008

resta così un tempo un’ombra di tristezza
sul suo occhiale. Ma
da
qui a lì, da un mondo all’altro prende poco, prende
tempo forse due volte tanto. Una figura
vuota, completamente vuota, prende e s’inoltra nel
mondo, è Brooklyn stavolta, un mondo pieno, lui tutto
vuoto e vuoto con lui i passi, sui lofts, sulla linea
che da Lower East diventa Williamsburg, il passato
tranquillizza i passi inquieti, ancora tutto vuoto e
irrequieto chi cammina, vuoto sguardo - Vedi, è tutto nevicato
a barbe di patriarchi, le sole tracce è tutto intriso d’acqua e neve,
un vitale silenzio collega di lì a grandi campagne, i patriarchi
che vuoi che dicano, sono morti, e rassicurano…

…di te parli da solo, nevica e gela la vita attorno a te, vedi
cioè, è la meraviglia, ma cristallo, ed è facile, ma le - troppo
facile - ma le diverse parole mulinano nell’aria. Procede
senza sapere dove. Perde tutto, ed è il vuoto
intorno: avanti, non guardare, resta privo, i mattoni rossi
i mattoni, le luci dalle finestre e le dita, le dita che cricchiano
spezzano l’aria, non sa più il tempo, ha fame,
e cammina , c’è aria, un minimo barometrico
alla costa est, il passato ancora! eppure qualcuno
ci vive ci deve vivere, e tagliare le cose a misura di vita
tagliare, e tu giri, cerchi quell’arte di stare fioco
sottrarti e farti lì nei mulinelli d’aria e cotone, guardare
fioccare giù, fiume, da lì a mille casupole, ci si attacca
a stelle di ghisa, corsa a nodi doppi, le scale
a ciò che c’è resta ed è sempre stato. Viene la morte…

…sarai a ripetere stasera, senza parole, muto e nevicato
in giù in un attimo che via hai trascorso, che hai cercato
una figlia, una dolce metafonia non pensavo potrebbe
così di brace ardere gli occhi ed un luogo, non
di giorni ma la notte, la sola, una strada indietrosegnata
credeva eppure no, non poteva non poteva essere, era
ai volti che hai voluto ardere, i volti di via
per mesi, via da sé, eppure lì nell’occhio non c’era
che il giorno troppo vecchio, e la corsa, al mattino e
allora che ci fai qui, che altro sei? hai finto incoscienza
di gettarti Charles nelle vie camminate, sole un’aria
ma era già alle spalle, e ti sei trovato più a Sud,
pronto a lasciare a lasciare mondi, e non so come fare,
non so lasciare me stesso, nel gelo, nell’aria che viene
non posso far altro che resta, da tempo
un’ombra di passi - ben poco il tempo
un poco di festa…
fiocchi di nevischio che bagnano quelle strade, e
qualcosa che va e non posso fermare, continua a dire
di nomi infranti a volte - ma lì la storia si veste diversa
va vitale incontro, ferrovetro, dentro e fuori
non c’è altro.