09/02/12

Marina Pizzi, VIGILIA DI SORPASSO, 2009-2010 [110-121]

117.

caso d’Icaro m’avvolge
quasi tugurio nonostante il grattacielo.
attrito di cometa starti accanto
dove sapienziale il fato della rotta
corona un acrobata di lutto.
pianto d’occaso capostipite d’inverno
questo spiraglio che non sa guardare
l’avvento della nebbia a capodanno.
acqua fonte d’epitaffio starti a badare
dove incenerisce l’età del giorno
nel boccio della trave che promette
resistenza.
attore d’altro calibro morire
se giunonico il dio della staffetta
promette di rincuorare senza nessuno.


118.

ho perso l’aureola in un interno di fabbrica
in uno stelo vieto più a punta di un ago
una cannuccia di siesta che non
dà felicità,
così trapasso allo spasmo del cantuccio
mo’ gerundio di un amanuense.


119.

la mannaia del far di fuoco
la grondaia che rondini innamora
mormora la giostra la delizia
del riso infantile. già le folli
aureole del sogno mitigano chi fosti
sotto rotte malevole. pallori vuoti
le nomee dell’indice. torna la luce
una cerimonia d’aquila qui sulla
fronte che non vuol morire
ma reggere le nuche per poter bere.
l’altrove convertito di cicale
tocca la grotta delle fate allegre
le rondini madonne del volo sacro.
l’avamposto del manico di scopa
quando si muoia con il brevetto in canna.


120.

la cruda avaria del mio sistema
sistema rotte di bambine d’aria
per la gioia della bile di chi pianga
datori di lavoro senza stipule.
ramazze con indici di veleni
ammontano le ernie delle perdite
dentro le stanze che minano per sempre.
di te conservo l’eresia del dubbio
quella civetta a forma di centauro
vicina alla città che non patteggia
la ronda di cipressi i fati in spalla.


121.

le allegrezze delle fronde quando divampa
il ritmico candore del sale migliore
per una caserma di gatti affamati
e la vigilanza si fa pastore
di erbe di comete. qui la stalla si libera
bosco che scova le rondini birichine
sul far del lago che gorgoglia mite.
non darmi alamari di sconfitte
qui tra la festa della marea
la tabula dimessa delle vicende.
invece incede un atto di condotta
dove la sete sfratta ben chiunque
osi lo stallo di un dolore strabico.
mesta cipolla piangere di niente
sotto le scale dell’abaco incidente
i conti che non tornano conserti.
a tutto faro la ramazza contro
e non imparo che indici di strazio
lungo comari che sparlano le rotte.



[Termina qui VIGILIA DI SORPASSO. Le strofe precedenti di sono uscite su "Carte allineate" in data 27-11-2010, 17-12-2010, 19-1-2011, 21-3-2011, 7-4-2011, 21-5-2011, 3-6-2011, 11-8-2011, 5-9-2011, 11-11-2011, 3-12-2011, 23-1-2012]