19/01/12

Lucetta Frisa, PICCOLE INVOCAZIONI A MERCURIO

A caso qualcosa si posa
poi torna a cadere
salire
come sul punto di tacere
dire
e si allude elude delusione.
Conducimi oscuro amico ironico
dentro il tuo buio di risa
verso altre voci che ridono
in un permanente ridente bisbiglio.
Col mio corredo di frasi
dammi sepoltura di nuvola
- io che di nessuno fui madre -
lascia alle parole l’ultimo sguardo.
Vèstile ad una ad una del mio corpo
perché vanità deve sposarsi a vanità
se è la luce che lo vuole.

A chi ha negli occhi l’addio
contorni non più umani
concedi il tocco futile dell’alieno
tu che conosci l’arte di allontanarti.

Che la distanza sia un oblio alleviato
da uno stato di impalpabile ebbrezza
come se qualcosa che striscia
infine spiccasse un volo

alto pochi centimetri, tra puntini immaginari
di terreni pulviscoli e da lì
- tu che conosci l’arte di avvicinarti -
dammi notizie, raccontami le storie degli dei
- ma solo di quelli sconfitti -

oh tu che sai tornare sempre umano.


NOTA

Il testo è tratto da NOTTE ALTA, Ferrara, Edizioni Book, 1997.