29/12/11

Radmila Moacanin, C.G. JUNG ET LA SAGESSE TIBÉTAINE


[Bongeunsa, Seul, 2011. Foto Rb]


Radmila Moacanin, C.G. JUNG ET LA SAGESSE TIBÉTAINE. Ed. originale 1986. Traduzione dall’inglese di D.-L. Verne e N. Vallée. Gordes, Éditions du Relié, 2001.

Sebbene vengano indicate nella prefazione necessità di stabilire tanto le somiglianze quanto le differenze tra la psicoanalisi junghiana e il Buddhismo, il testo insiste più sulle prime che le seconde.

In aggiunta all’interesse esplicito manifestato da Jung per le religioni orientali e alle sue prefazioni a varie opere di ispirazione buddhista, il processo medesimo di individuazione costituisce un terreno di comparazione col Buddhismo in quanto trasformazione verso il conseguimento di una totalità psichica ed etica.

Da parte di Jung si nota l’utilizzo di specifici elementi simbolici, più eclatante di altri forse i mandala.

Tanto l’analisi junghiana quanto la meditazione buddhista innescano meccanismi introspettivi di autoconoscenza che conducono in direzione di una rinascita simbolica.

Ulteriori elementi di compatibilità le visualizzazioni del buddhismo tantrico, tra cui l’utilizzo delle immagini delle divinità come corrispettivi delle emozioni e dell’interiorità, somiglianti alle produzioni simboliche, oniriche e della veglia, nell’opera di Jung.


[Rb]