11/05/11

Cristina Cona, I VIAGGI DELL'EMOZIONAUTA

Un nuovo spettro si aggira per l'Europa: l'emozione. A differenza del suo predecessore, vilipeso dai benpensanti e perseguitato da Metternich e Guizot, quello odierno, segno evidente di sensibilità e partecipazione umana ("I care"), incontra vasta indulgenza, quando non universale, schietta approvazione, al di là di tutte le barriere di età, sesso, classe e nazionalità (perfino gli inglesi –strascichi dell’effetto Diana? - trovano sia di bon ton emozionarsi, o per lo meno essere "in touch with one's feelings"). E' un impero tentacolare (altro che la mondializzazione!) che ormai pervade tutta la realtà umana: dai concerti rock ("Quando l'ho visto arrivare in palcoscenico ero così emozionata che mi sono messa a piangere"), al turismo ("Provate l'emozione di passare la notte in un castello"), alla letteratura ("Il Voyage di Céline: un libro pieno di emozioni"), allo sport ("Come hai vissuto questa tua vittoria?" "Con tantissima emozione"), alle pagine personali su Internet ("Ciao, mi chiamo Federico, sono nato sotto il segno dell'Acquario e le cose che mi emozionano di più sono.....").

Già, l'Internet. Da quando è diventato fenomeno di massa le emozioni sembrano aver subito una crescita esponenziale: oltre a farne provare di inaudite, infatti, offre anche la possibilità di condividerle! E non solo con mamma, zio Peppino, la morosa e i compagni di classe, ma, letteralmente, con il mondo intero! E' nato così l'emozionauta, singolare amalgama di sentimentalismo, protagonismo e ricerca della banalità ad ogni costo, convinto che i particolari più triti e gli eventi più rigorosamente privati (o che dovrebbero esserlo) della sua quotidianità meritino di essere pubblicizzati a livello planetario (è noto che in Australia la vita appare priva di significato senza la foto del cane di uno che vive a Poirino).

Logico dunque che fra i campi d'intervento privilegiati dell'emozionauta vi siano i viaggi: che da una parte gli procurano emozioni a getto continuo, e dall'altra gli permettono di creare “Pagine di viaggio" corredate di foto, disegnini, frasette in un inglese approssimativo che dovrebbero permettere a tutti la massima partecipazione emotiva alle sue avventure. Una volta tutt'al più si invitavano gli amici a vedere le diapositive o si leggeva il diario di viaggio al fidanzato. Oggi si mandano in giro per il mondo pezzi come quello che segue, inventato ma -purtroppo -non molto diverso dai resoconti veri che appaiono in rete: provare per credere.

(Il brano in appresso è preceduto da venti pagine di prodigiosa insipienza in cui l'emozionauta racconta nei minimi particolari il viaggio da Pieve Lomellina ad Orio al Serio e il volo verso Dublino. Finalmente appare l'Irlanda e si arriva al dunque: ammesso e non concesso che in questo tipo di narrativa si possa parlare di "dunque").

"Ad un certo punto guardo dal finestrino e vedo sotto di noi la costa irlandese. Provo una grandissima emozione: sto per arrivare nel paese degli U2!!!! Ricordo quella volta che eravamo stati al concerto: quando ho visto Bono non ci credevo, non mi sembrava vero di averlo davanti a me in carne ed ossa, continuavo a guardarlo con le lacrime agli occhi, tant'è vero che Fabrizio cominciava a ingelosirsi. Chissà se tutti gli irlandesi sono belli e bravi come Bono!!!!

La prima cosa che mi colpisce arrivando è che tutto è molto verde. Perfino all'interno dell'aeroporto hanno i tappeti verdi, forse per imitare l'erba dei prati. Un'altra cosa strana sono tutte quelle scritte in celtico, ne avevo già sentito parlare, ma viste così dal vivo bisogna dire che fanno un certo effetto. Cerchiamo l'uscita degli autobus e Milena si mette a chiedere alla gente dove dobbiamo andare, ma fatica parecchio a capire. Anche sull'autobus è la stessa cosa. Io l'inglese proprio non lo so (a parte tutte le parole di "Sunday Bloody Sunday", che ho imparato a memoria), ma lei ha fatto quattro mesi con il Linguaphone e credevo che ormai lo parlasse benissimo. Pazienza. Domani per fortuna ci troviamo con Cinzia, che è qui per fare il First Certificate e perciò non dovrebbe più avere nessun problema.

L'autobus è pieno di bambini che ci guardano ridacchiando. Mi piacerebbe tanto sapere che cosa dicono! Intanto, grossa delusione: tra l'aeroporto e la città non vediamo neanche una mucca, ma solo tante casette basse. Il cuore mi batte forte forte perché non molto lontano di qui, nella zona nord di Dublino, è nato Bono. Quando arriviamo al capolinea si è messo a piovere (siamo in Irlanda!!!) e dopo tanto girare e chiedere alla gente (è vero che tantissimi hanno i capelli rossi!! ! Ed è pieno di carrozzine con dentro neonati bellissimi) arriviamo nel Bed and Breakfast che ci ha detto Cinzia. La signora è molto gentile, purtroppo non capiamo una parola di quello che dice, comunque Cinzia ci ha assicurato che nel prezzo è compresa una vera colazione proprio all'inglese, con il bacon, le uova e tutto. Dopo aver sistemato le nostre cose in camera (è una stanzetta tutta rosa con il ritratto di San Patrizio sul caminetto) prendiamo gli zainetti e usciamo.

Questa prima sera è un po' un guaio perché non sappiamo tanto bene dove andare (meno male che domani c'è Cinzia, che è qua da tre settimane e quindi conosce perfettamente Dublino), però è anche molto emozionante: all'ufficio del turismo irlandese di Milano mi avevano dato una piantina con l'itinerario degli U2 e riusciamo a trovare lo studio dove hanno inciso il primo album!!! (Segue foto di edificio del tutto insignificante). Domani voglio assolutamente vedere il ristorante dove Sinead O'Connor serviva la pizza prima di incontrare Bono. Adesso però devo proprio ricaricare il cellulare (da quando sono arrivata avrò già mandato un centinaio di messaggini !!!) e telefonare a casa in Italia, come promesso, poi mangiare da qualche parte (io i piatti irlandesi non li conosco, però Cinzia dice che è meglio evitare la pasta perché non la fanno tanto bene), e poi andremo in un pub per provare l'emozione di vedere la gente che beve la Guinness (però strano, non abbiamo ancora visto nessun locale con l'insegna "pub").

Finora la mia impressione è che [...] (continua in questa vena per un altro centinaio di pagine inframmezzate da foto di pecore, U2, bambini in bicicletta, spiagge deserte, insegne di pub e altre immagini assolutamente inedite del paesaggio irlandese).