Roma, Manifestolibri, 2010
Nel volume, cui è seguito un dibattito tuttora in corso, Dal Lago, pur difendendo Saviano sul piano personale, mette in questione la validità del suo libro, che giudica nato da un meccanismo di eroismo protagonistico, basato sull'invenzione oltre che sulla fattualità e vittima di aspetti del berlusconismo pur se nato a sinistra. Ecco come l'autore riassume il proprio punto di vista:
"Questo è esattamente il senso del mio saggio, cioè mostrare come, nel caso GOMORRA-Saviano, si sia creato un cortocircuito tra quello che l'autore ha scritto e il ruolo super-eroico che di fatto gli viene attribuito, soprattutto a sinistra ('rockstar dell’anno', 'titano', ecc.). Io ritengo che tutto questo abbia una funzione al tempo stesso consolatoria e distraente, e che quindi non si sottragga, e anzi aggiunga valore, alla dimensione iper-mediale in cui la politica italiana è precipitata da una quindicina d’anni. Quello che probabilmente offende le anime belle è che io abbia mostrato, o almeno sostenuto, come questo stile alla Carlyle sia del tutto complementare a quello che io chiamo 'berlusconismo', e cioè al regime delle contrapposizioni maiuscole immaginarie (Libertà contro Comunismo, per dirne solo una) che domina il nostro particolare agone politico. In questa dimensione simbolica rientra anche il ruolo, che Saviano si attribuisce spesso, di Voce che si oppone al Potere. A me sembra che la sua opera, al di là del valore letterario discutibile e da discutere, sia stata una denuncia del crimine organizzato, questo sì, ma che per il resto attinga a piene mani alla retorica di cui sopra" [1].
Francamente, senza nemmeno invocare argomentazioni più ampie del buon senso, si potrà dire che l'ottica di GOMORRA parte da una testimonianza in prima persona, il che è un espediente giornalistico prima ancora che narrativo, e forse alcuni aspetti saranno non tutti testimoniali e magari come spiega Dal Lago anche fittizzi. Ebbene? Ci pare senza ombra di dubbio che si tratti di un testo di carattere impegnato; in quanto tale, e perché si sforza di denunciare una situazione grave e incresciosa, va in senso nettamente antiberlusconiano. Ci sembra inoltre che la gestione del nome e della fama da parte di Saviano non sia sfuggita dai parametri di quell'impegno; infine che non abbia molto senso accusarlo di eroismo negativo quando è stato costretto a pagare di persona il rapporto con la verità, in una tradizione che lo accomuna più a Sciascia per la denuncia della mafia e a Rushdie per la costrizione alla vita sotto scorta che non al narcisismo contemporaneo, fenomeno questo che anche chi scrive queste note detesta, ma che non ritiene applicabile alla scrittura di Saviano.
NOTE
[1] S. Brandolini, IL PAMPHLET DI DAL LAGO CONTRO GOMORRA DIVIDE GLI INTELLETTUALI, "Corriere del Mezzogiorno", 26-5-2010.
[Roberto Bertoni]