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A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
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ISSN 2009-7123
17/02/10
Raoul Servais, TAXANDRIA
[What strange world surrounded the light on that evening of snow in Brussels? Foto di Marzia Poerio]
1994. DVD Cinéart, Bruxelles, 2008. Testo di F. Daniel, A. Robbe-Grillet e R. Servais. Con Armhin Mueller-Stahl, Elliot Spiers, Katja Studt
Tra fiaba e distopia, TAXANDRIA è la storia di un principe bambino che, costretto a trascorrere qualche giorno in una località marina per studiare assieme all’istitutore, si sottrae ai libri e conosce un guardiano di faro che aiuta gli extracomunitari ed è sottoposto ai pregiudizi di gruppi di persone intenti a forgiare prove di sue presunte e false violenze contro i gabbiani. Per mezzo di un procedimento ipnotico, consistente nell’osservazione della luce rossa del faro, o al momento di liberare i gabbiani feriti, il principe viene magicamente trasportato nella città di Taxandria, luogo di apparente tranquillità e armonia che nasconde invece l’usurpazione del potere da parte del reggente e si risolve infine con la fuga di due ragazzi, Aimé e Ailé, in mogolfiera, presumibilmente verso il mondo esterno e la realtà.
Quella di Taxandria è una società in cui una dittatura apparentemente bonaria ha abolito il senso del tempo, conservando soltanto il presente; esiste un unico giornale quotidiano; le donne hanno funzioni riproduttive e sono confinate in un luogo appartato come vestali. L’idea dell’eterno presente è in parte metafora della società attuale, che sembra avere esorcizzato le dimensioni della cronologia nel bombardamento di immagini frammentarie tramite la pubblicità, internet e altri media che propongono collage di dimensioni temporali non diacroniche e situate fuori contesto, fino a teorizzare, come accadde anni fa, da parte di Fukuyama, la “fine della storia”. Servais, da parte sua, chiarisce:
“Presupponendo che il passato e il futuro non esistano, il regime di Taxandria punisce ogni rappresentazione grafica, disegno o foto..., per non parlare del cinema, in quanto si tratta di testimonianze del passato. È una delle caratteristiche di questa dittatura: si teme il passato quanto il futuro. È un mondo irrigidito nel presente. L’argomentazione è qui fondata sul fatto che un sentimento di nostalgia si impadronisce di coloro che pensano al passato. Nell’altra direzione, evitare di pensare al futuro impedisce di proiettarsi sull’inevitabile scomparsa nostra e degli altri. Bisogna essere felici nell’istante presente, non riflettere né sul passato né sul futuro, vivere come gli animali” [3].
Il film si svolge in “forma ibrida”, come la definisce il regista, tra animazione e imitazione della vita reale [1]. Notevole il mondo nato dall’animazione, con rovine che rammentano la pittura metafisica di De Chirico e alcune scene collegabili a Magritte nonché elementi originali di colori definiti ma tenui e movimenti di tipo realistico con qualche elemento di iconografia ottocentesca, forse vittoriana [2].
Ci era sfuggito quando uscì. Siamo lieti di avere avuto la possibilità di notarlo, in versione dvd in occasione di una visita a Bruxelles, alla libreria e videoteca di Bozar.
È un bel film.
NOTE
[1] Cfr. Entrevue avec Raoul Servais, par D. Bouras et J.-M. Vlaeminckx.
[2] Alcune scene del film sono a The city.
[3] Cfr. Entrevue avec Raoul Servais, par D. Bouras et J.-M. Vlaeminckx.
[Renato Persòli]