15/07/08

David Thompson, BANGKOK KISS


[Bangkok behind the orchid. Foto di Marzia Poerio]

David Thompson, BANGKOK KISS, Bangkok, Book House, 2007

C’è una storia archetipica, le cui funzioni sono queste: lo straniero sposa una donna del luogo in cui è andato in viaggio; si coinvolge nella vita della famiglia e del paese di questa donna; sembra che la coppia abbia ottenuto la felicità, quando lei muore; lui resta a coltivarne la memoria e rimane coinvolto con la terra di adozione.

Tale lo schema sottostante alla fabula di BANGKOK KISS, trasferita nei nostri giorni in uno spazio intercontinentale. David, il protagonista e narratore in prima persona, viaggia in aereo per la Cambogia e in motociclettta all’interno del paese. Wan, la fidanzata e poi moglie, proviene dalla provincia tailandese, ha vissuto a Bangkok intrattenendo i farang (gli stranieri) per mantenere la famiglia contadina dopo la morte del padre; è una donna bella, intelligente, sensibile. David trova in questa esperienza amorosa le finalità verso la vita, che aveva perso divorziando dalla prima moglie. Ogni momento è un momento di formazione, quelli dell’amore come quello del lutto.

L’autore senz’altro presenta una Taliandia non turistica, una comunità rurale con le difficoltà del quotidiano, una lite interfamiliare, solidarietà ancora resistenti. C’è un chiaro distacco dai cliché turistici.

Un po’ troppo “eroe” in alcuni casi: una rissa scenografica per gelosia in un bar; la soluzione della lite di famiglia nonostante David conosca poche parole di lingua tai e la sua permanenza breve in Tailandia non possa consentirgli la conoscenza approfondita della situazione necesaria a un mediatore ed espressa in questo episodio.

Comunque è ben intenzionato questo protagonista e dietro di lui l’autore. Delineata con naturalezza e capacità emotiva la protagonista.

Si tratta di un romanzo di agile lettura, concepito in modo in parte commericiale, nondimeno gradevole e con lo scopo (tra gli altri) di riscattare tanto i farang quanto gli abitanti della Tailandia dalla caduta nell’incomprensione e nell’incomunicabilità.

[Roberto Bertoni]