30/03/08

James Hillman, IL TRADIMENTO

(1964), in PUER AETERNUS, Milano, Adelphi, 1999, pp. 11-49.

Nell'ambito della sociologia delle emozioni e dei sentimenti, su "Carte allineate" ci si era soffermati sul tradimento in data 9-9-2007 con note di lettura a un saggio di Turnaturi.

Da parte sua, Hillman parte da una storia ebraica in cui un padre, alla base di una scala di casa, chiede al figlio di gettarglisi tra le braccia da vari scalini più in su e lo accoglie, il che si ripete varie volte fino a quando il figlio, gettandosi dalla sommità della scala, non viene affatto ricevuto e si fa male. L'interpretazione è che si tratta di un apprendimento del principio di realtà, dato che nella vita la slealtà è di casa:

"il padre ha risvegliato la coscienza, ha cacciato il ragazzo fuori dal giardino, brutalmente, dolorosamente. Ha iniziato il figlio. L'iniziazione a una nuova coscienza della realtà passa attraverso il tradimento, attraverso il venir meno del padre e la rottura della promessa da parte sua" (p. 22).

C'è una nostalgia dell'unità del sé tra padre e figlio, mentre nel cadere dalla scala della parabola ebraica un aspetto simbolico è la separazione del figlio dal padre.

Hillman scrive che "la situazione di sicurezza originaria non favorisce la vita" (p. 18):

"vivere e amare soltanto là dove ci possiamo fidare, dove siamo al sicuro e contenuti, dove non posiamo essere feriti o delusi, dove la parola data è vincolante per sempre significa esser irragiungibili dal dolore e dunque essere fuori dalla vita vera" (p. 20).

L'uscita dall'Eden implicava il tradimento di Eva. "Si arriva così a una verità fondamentale riguardo sia la fiducia sia il tradimento. Non si dà fiducia senza la possibilità fdi un tradimento" (p. 19). Aneliamo alla sicurezza, ma allo stesso trempo tendiamo al tradimento: è un'ambivalenza degli esseri umani.

Il figlio che "si rialza dopo la caduta" (p. 28) ha varie strade negative aperte ed esse determineranno i suoi comportamenti successivi: il rancore se è incapace di perdonare e di qui le conseguenze di comportamenti risentiti nella vita adulta (la vendetta); o la "negazione", cioè il "negare il valore dell'altro" (p. 29), che può portare fino al "cinismo" (p. 31), che è via "pericolosa": "non farti fregare", "sferra tu il primo colpo", ecc., espedienti che costituiscono "la mano di vernice per nascondere le cicatrici della fiducia infranta" (p. 31); da cui si arriva al "tradimeno di sé" (p. 32), una "alienazione da sé" che ha funzione "autoprotettiva" (p. 33).

Sul piano clinico le conseguenze negative sono gli atteggiamenti paranoici.

In positivo, si tratta invece di prendere coscienza che "una volta lasciato il giardino dell'Eden, non è possibile ricostituire la fiducia originaria" (p. 35); e raccogliere lo "stimolo creativo" che viene dal tradimento: "è l'individuo tradito a dover trovare il modo di risorgere, a dover far un passo avanti dandosi da sé un'interpretazione dell'accaduto" (p. 37). Il perdono è "il modo migliore per uscirne, per andare oltre" (p. 43). Il perdono, però, "da parte del tradito richiede l'espiazione da parte del traditore" (p. 46).