05/02/08

Will Hutton, CHINA AND THE WEST IN THE 21st CENTURY


[Tiananmen 1993. Foto di Marzia Poerio]


La tesi principale di questo libro (London, Abacus, 2007) è che i valori dell'illuminismo sono tuttora validi e funzionali allo sviluppo sociale ed economico in Occidente come in Oriente, mentre ciò che va respinto è l'autoritarismo totalitario in certi paesi e la decadenza del progetto illuminista in altri: quest'ultimo aspetto è evidente, per esempio negli U.S.A. attuali, nella filosofia politica del neoliberismo con le conseguenze di disuguaglianza, scarsa trasparenza istituzionale, conflitti armati disastrosi accompagnati dall'ideologia della guerra preventiva che ha inasprito coloro contro i quali viene combattuta senza risolvere alcun problema. Secondo Hutton, l'Occidente dovrebbe tornare a un pluralismo efficace, a forme di partecipazione democratica autentica e a misure di controllo legale rigoroso sui monopoli se vuole preservarsi oltre che influenzare i processi economico-sociali in atto in altri paesi, in particolare quello cinese che è al centro dell'attenzione di questo saggio.

Sebbene lo sviluppo in Cina sia impressionante, assestato da tempo attorno al 10% di crescita annuale, a parere di Hutton non potrà essere sostenuto in futuro se non verrà coordinato diversamente con un 'apertura democratica funzionale e necessaria all'espansione economica.

Il volume spiega in vari capitoli come la Cina sia arrivata allo stadio odierno, con una carrellata storica dal confucianesimo in poi, mettendo in luce sia i lati positivi che quelli negativi. Condannata come economicamente disastrosa la rivoluzione culturale, e messo in rilievo il costo umano, c'è al contempo un tentativo di capire le motivazioni di sviluppo accelerato ed egualitarismo che spinsero Mao Zedong ad attuarla.

Vengono spiegate la strategia di costruzione del mercato di Deng Xiaoping negli anni '80, e le evoluzioni verso una sempre maggiore indipendenza dal riferimento al modello economico socialista nei decenni successivi sotto vari dirigenti fino a oggi. La tesi di Hutton è che si tratti di corporativismo più che di capitalismo in senso occidentale; e che le modalità restanti di controllo sulla produzione, sulle imprese e sulla società da parte del Partito Comunista siano ciò che, se è apprezzabile per il tentativo di rallentare effetti troppo negativi tra gli strati poveri della popolazione, frena tuttavia possibilità di balzi in avanti ulteriori. Secondo l'autore, l'Occidente dovrà evitare tentazioni di contrapposizione frontale, continuando invece a promuovere rapporti di collaborazione con la Cina; mentre è auspicabile che la produzione non si arresti e non spinga il governo cinese a doversi difendere da assalti economico-militari stranieri o a imbarcarsi in imprese rischiose come un'eventuale operazione militare contro Taiwan per distrarre l'opinione pubblica da possibili futuri effetti negativi economico-sociali all'interno del paese.

Si tratta di un libro di lettura agevole, non semplificatorio, che spinge a riflettere su quello che siamo (e saremo) in base alla globalizzazione contemporanea.


[Roberto Bertoni]