25/11/07

Manish Jha, ANWAR (e Ritwik Ghatak, MEGHE DHAKA TARA)


[Was our destiny written under a stone star? Foto di Marzia Poerio]


ANWAR, 2007, diretto da Manish Jha. Con, Nauheed Cyrusi, Manisha Koirala, Siddharth Koirala, Vijay Raaz, Yashpal Sharma, Hiten Tejwani, Rajpal Yadav. Musica di Mithoon e Pankaj Awasthi. Parole delle canzoni: Hasan Kamaal, Sayeed Qadri, Shyam Ravindran, Dharam Sarthi

Il protagonista, Anwar (l'attore è Siddharth Koirala), un musulmano, riposa una notte in un tempio hindù assediato la mattina dopo da un gruppo nutrito di hindù persuasi che l'occupante del tempio possa essere un terrorista. In realtà, come si coglie da vari fashback durante l'assedio, oltre a essere uno studioso di templi, Anwar si è recato in quel luogo sacro in un pellegrinaggio personale, per ripensare a una storia d'amore con la musulmana Mehru (l'attrice Nauheed Cyrusi), infranta dalla decisione della ragazza di fuggire negli Stati Uniti con Udit (l'attore Hiten Tejwani), un amico hindù di Anwar. Sentendosi tradito, dopo aver inizialmente tentato di sostenere la situazione, Anwar aveva rivelato ai parenti di lei dove si trovava con conseguenze tragiche: chiusa in casa dai congiunti, Mehru si era suicidata; Udit era stato ucciso.

Mentre Anwar cerca di venire a patti con la vendetta della sua società sulla ex-fidanzata e sull'amico e con l'equivoco di chi lo sta assediando, nelle vicinanze del tempio oltre ai capi religiosi e politici si concentrano una troupe cinematografica, un poliziotto oppresso da una storia personale difficile (sua moglie sta morendo e lui non può starle vicino), una reporter televisiva la cui relazione via cellulare sta terminando, un dirigente politico al quale l'amante ha rivelato di non averlo mai amato. Ambientato nel giorno di San Valentino, il film, dunque, oltre che sull'intolleranza, è sulla crisi dell'amore con tutte le storie sentimentali che vanno a rotoli.

C'è inoltre un rapporto tra sogno e realtà: l'alter-ego di Anwar è Krishna che nelle scene oniriche insegue una Radha col volto di Mehru (molto colorate queste scene di Krishna truccato teatralmente col corpo e il volto celeste e il sari rosso di Radha che appare e scompare tra le arcate del tempio).

Sembra inevitabile che la conclusione sia la morte di Anwar.

In questo film bollywoodiano, siamo in pieno antiBollywood? Nel senso che i conforti sentimentali e religiosi paiono negati e si tratta di una storia pessimista e triste. L'aspetto sociale è in primo piano, il che a nostro avviso riscatta una pellicola peraltro disgiunta a tratti nella narratività.

Le canzoni si possono ascoltare a http:// ww.smashits.com/ music/ hindi-film/ songs/ 5894/ anwar.html. Buona combinazione di sonorità tradizionali e moderne; le nostre preferite: MAULA MERE MAULA e DILBAR MERE.

Si potrebbe fare un paragone, solo per l'approccio cupo, ma meno per la diversa sensibilità estetica, con MEGHE DHAKA TARA (THE CLOUD-CAPPED STAR nella versione con sottotitoli in inglese, l'avremmo tradotto STELLA PLUMBEA in italiano), un film del 1960 serio e classico, simile ai nostri neorealisti, di un grande regista indiano marxista, Ritwik Ghatak (sceneggiatura di Staktipada Rashguru, con Bijon Bhattacharya, Anil Chatterje, Supriya Choudhuri, Gita Ghatak, Nirajan Ray).

Ambientato nel Bengala, girato in un bianco e nero drammatico, MEGHE DHAKA TARA rappresenta le difficoltà della povertà di quarant'anni fa in una situazione soffocante: la protagonista è una ragazza che mantiene la famiglia con un impiego dopo che il padre ha perso per malattia il lavoro di insegnante, tra l'ingratitudine generale e una negatività plumbea assoluta. Perfino il fidanzato lascia l'eroina mite e altruista per sposare la sorella di lei. La sfortunata infine è costretta ad andare in sanatorio per tubercolosi, accudita da quello che sembrava il più scioperato dei fratelli e si rivela invece l'unico che riesce a fare ciò che desidera, avendo seguito contro le indicazioni familiari la carriera di cantante di raga e ottenendo con la persistenza il successo.

Oltre a essere un film di notevole impegno, in MEGHE DHAKA TARA si ascoltano canzoni magnifiche e malinconiche, una delle quali è di Rabindranath Tagore.

Tutto meno che spensierate le storie indiane che abbiamo scelto questa settimana.


[Renato Persòli]