Appuntamento di rilievo nell'ambito del XIII Festival Internazionale di Poesia di Genova, diretto da Claudio Pozzani, è stata la lettura integrale dell'ULISSE di James Joyce.
Il contenuto del romanzo, probabilmente per molteplici aspetti il più complesso della civiltà contemporanea, è incentrato sulle vicende che scorrono parallele, a Dublino, il 16 giugno 1904, di tre personaggi: l'agente pubblicitario Leopold Bloom (Ulisse), la moglie cantante Molly (Penelope) e lo studente spiantato Stephen Dedalus (Telemaco), figura che adombra, come noto, l'irrequieto autore dell'opera.
Il Bloomsday genovese, che si è svolto appunto il 16 giugno, ha trasportato i diciotto capitoli dell'ULISSE, che corrispondono ad altrettanti luoghi e tempi d'ambientazione dublinese, nel grembo di Genova, all'interno o a ridosso della labirintica rete di "vichi marini" di campaniana memoria che offre sfondi fascinosi di palazzi, biblioteche, taverne, caffè, musei, chiostri, gallerie d'arte. Una scansione precisa di luoghi e di tempi, quindi, in un'opera che in realtà mette in discussione le categorie spazio-temporali, oltre che, naturalmente, gli assetti narrativi tradizionali.
Circa una cinquantina di lettori, "reclutati" tra professori universitari, studenti, giornalisti, attori, scrittori, irriducibili "bloomiani", hanno dato vita, in un continuum di voci, che dalle nove di mattina si è protratto fin oltre la mezzanotte, al difficile impasto linguistico joyciano, incrocio di stili e registri disparati: dai moduli aulici dell'inglese medievale, a incursioni gergali, a innesti plurilinguistici, ad allusivi calchi di linguaggi scientifici o accademici, fino all'accoglimento di puri significanti, invenzioni foniche prive di ogni incidenza semantica.
Certo il capolavoro di Joyce, fitta tessitura di parole che danno voce quasi all'ineffabile, non è opera da affrontare in surplace, e tanto più impegnativa è risultata la proposta del professor Massimo Bacigalupo (che insegna all'Università di Lingue e ha ideato l'evento genovese, quest'anno alla sua seconda edizione) di proporne una lettura pubblica integrale. Ma l'iniziativa ha avuto largo successo. I lettori, senza disdegnare vivificanti approcci alle possibilità teatrali che il testo offre, hanno quasi sempre trovato il passo giusto, grazie anche alla solerzia di Bacigalupo che, oltre a dispensare consigli di lettura, ha diffuso copie dell'ottima e divertente registrazione del romanzo affidata all'interpretazione di Jim Norton, utile sia a trovare appropriati spunti di intonazione sia a dipanare i nuclei sintatticamente più aggrovigliati.
Il pubblico itinerante, come nelle antiche sacre rappresentazioni, si è spostato in un'area circoscritta, scandita progressivamente dalle successive stazioni di lettura. Soltanto una tappa, la quattordicesima ("Le mandrie del sole" L'OSPEDALE) è stata dislocata nell'estremo lembo cittadino di levante, presso la Galleria d'Arte Moderna di Nervi, che si affaccia su uno dei luoghi più incantevoli della città; e la tappa è stata insolita non solo per la localizzazione topografica, ma anche per quella linguistica, dato che la lettura è stata felicemente proposta in lingua originale. Gli spettatori presenti nella rinomata località d'antan, oggetto anche di una incredibile amnesia di Freud (non ricordava, lui che con i nervi aveva sempre avuto a che fare, che proprio Nervi fosse il nome del luogo dove era ubicata la clinica - l'ospedale? - di un suo amico dottore), hanno potuto così apprezzare non solo l'idea narrativa, ma anche, nelle loro articolatissime trame foniche, le suggestive possibilità di mimesi linguistica e la forza evocativa di una parola capace di scendere nelle tortuosità e negli abissi insondabili della coscienza.