04/05/07

Lucetta Frisa, APPUNTI PER I CARDELLINI (Seconda parte)


[Not exactly natural colours. Foto di Marzia Poerio]








Giorno dei Santi, 1 novembre 2006

Una giovane aquila reale plana nell'orto di un'amica, nell'entroterra di Uscio, campagna in miniatura alle spalle di Recco. L'aquila rimane lì ferma, a guardarsi in giro, con i suoi occhi ipnotici e un'aria regale e tranquilla, di una grazia ammaliante. Ha mangiato un gallo e due galline e non riesce più a spiccare il volo. La chiudono in una gabbia enorme, non si ribella, si lascia fotografare, riprendere con la telecamera (il servizio finisce in televisione). Una fotografa l'ha addirittura spostata per ritrarla da varie angolature. Lei, impassibile, lascia fare. Poi, ad un tratto, si mette a cantare: un suono dolcissimo e squillante che ha impressionato tutti. Da un rapace simile ci si aspettava per lo meno un suono roco o uno strillo. Possibile si sia addomesticata così presto? Forse non si è accorta di trovarsi sulla terra, chiusa in gabbia. Forse è in trance, forse sogna. A pochi metri dalla sua gabbia, quella dei canarini è in subbuglio, un insopportabile schiamazzo. Ad un certo punto l'aquila viene rimessa in libertà e lei se ne vola via, in compagnia di un'altra aquila molto più grande - forse la madre o il compagno - che da un pezzo ruotava sopra la sua gabbia ad ali spiegate. Allora, quel richiamo così seduttivo era indirizzato a loro? Tutti con le mani a schermo seguono il loro volo, finché sono due puntini neri, poi più nulla. Il cielo è azzurro, senza nuvole o segni. Chi resta a terra prova un vuoto, uno smarrimento.

A una cena ruspante, ci troviamo a tavola faccia a faccia con un omaccione dal passato non limpidissimo che si rivolge a me e Marco in genovese schietto; cosa imbarazzante perché né io né lui riusciamo a seguire i suoi ragionamenti, fingiamo di apprezzare le battute ridendo, con la bocca tirata. Tra una barzelletta pesante e un'occhiata da vecchio galeotto, la sua conversazione scivola, non si sa come, sull'allevamento dei canarini. Ha ereditato questa passione da suo padre e suo padre da suo nonno e suo nonno dal bisnonno. Lui l'ha proseguita in gara con un amico "Più alto di quello lì" - e indica il cameriere spropositamente alto 2 metri e 4 cm (mi ero informata). Insieme possedevano uccelliere sempre affollatissime. Hanno combinato incroci di razze, accoppiamenti, e mentre parla mima la tecnica di accoppiamento facendo strani segni col grosso pollice. Sempre più infervorato, prosegue illuminandoci sulla varietà dei piumaggi, muta e cova, alimentazione, manutenzione etc. "Non c'è differenza, ora, tra un canarino e un cardellino perché li hanno mescolati, insomma, ora sono tutti più o meno... canarini. Però, una volta...". Lo blocco con una domanda a bruciapelo: "Ma perché i canarini le piacciono così tanto?". Risposta: "Ma perché… sono come le donne, no? Piccoli, carini, bisognosi di protezione… Però, loro, sanno tenere compagnia senza rompere i coglioni, oh, mi scusi". "E perché da prigionieri cantano come quando erano liberi? I mezzi canarini e i mezzi cardellini?". "Che domanda, signora. Cantano perché vogliono uscire o scopare. Sono maschi, no? I maschi non sono casalinghi". E sghignazza. Poi conclude - "Cantano perché… cantano, oh belin". Sembra scocciato dalle mie domande stupide. E io mi dico: nel tempo, con tutti gli incroci e in cattività, questi uccelli perderanno la memoria del volo e dell'aperto. Anzi, l'hanno già perduta. Questi voli affannosi, questi gorgheggi, sono "memorie" automatiche, abitudini della specie, anche se la specie, allo stato puro, non esiste più. Cantano solo per conservare una lontana sensazione di felicità. E penso alla fiaba L'USIGNOLO di Andersen dove si narra di due usignoli: uno naturale e l'altro, meccanico, che riesce a ingannare il re perché sembra anche lui reale. Poi penso ai cardellini napoletani, ancora veri cardellini, pare. Finché ne resterà qualcuno. A fine cena, viene l'ora dei saluti. Il cameriere gigante si inchina tendendoci una manona di circa 30 cm. Non mi trattengo e gli chiedo: "Scusi, lei alleva mica canarini?". Lui rimane interdetto per qualche secondo, e poi: "Ma lei, come lo sa?".

Dicono che nei giorni della prigionia, Saddam Hussein desse da mangiare agli uccelli.

Il cerchio si chiude - o almeno sembra. A circa un anno della mia scoperta su "Cult" del film CARDILLI ADDOLORATI dei due registi napoletani, ne vedo un altro sullo stesso tema intitolato STRANE STORIE. TUTTI PAZZI PER I CANARINI, regia del russo E. Eremenko, 2003. Racconta di uomini russi, più spesso contadini e operai ma anche impiegati, che nutrono una incontenibile passione per i canarini. Sono membri di un club che conta migliaia di iscritti e ogni anno si radunano a Mosca per una gara in cui il proprietario del canarino che canta meglio ottiene un premio. Ci sono canarini che cantano col becco semichiuso. Ci sono canarini che nei loro gorgheggi inseriscono anche canti di uccelli selvatici. Le mogli dei "pazzi per i canarini" sono stremate dallo splendido e ininterrotto canto dei canarini. Anche noi che ascoltiamo la colonna sonora del film - tutta a base di elaboratissimi gorgheggi - viene la nausea alle orecchie. Queste mogli puntualmente trascurate dai loro uomini, sedotti solo dai canarini e non più da loro, devono anche occuparsi di pulire le deiezioni che punteggiano la casa, dato che ai loro mariti piace lasciarli volare liberi. Casa che di solito è una specie di caotica bicocca e, quando non lo è, grazie alla stretta convivenza con i canarini, lo diventa. C'è chi, tra questi canarinòfili, si porta le gabbie in bagno, mentre si lava o fa pipì, chi in ufficio, chi sul luogo di lavoro. Chi torna a casa la sera non degna la moglie di un'occhiata ma si precipita ad accudire scrupolosamente i propri uccelli. Le donne non possono neppure dare lezioni in casa, a meno che, in assenza dei mariti, non coprano le gabbie con coperte scure. Di gatti e cani, in questi interni ed esterni domestici, neppure l'ombra. Una coppia di anziani coniugi si è separata. Lui vive solo in campagna con il suo canarino, a cui dedica tutte le sue energie - probabilmente anche quelle sessuali, visto che ha gli occhi estatici quando il canarino lo avvolge nelle sue aeree spire, mentre lei abita - felice e rilassata - da sola, in città.

L'essenziale per questi allevatori è conservare intatta la purezza della razza russa, ci tengono a non ibridarla con nessun'altra. Sono duri e puri. Tra canarini russi e canarini ucraini si svolge una tenace competizione. I contendenti si odiano. Assisto alle feste di primavera a base di canti di canarini, canti degli uomini che cantano - o vorrebbero cantare come i canarini - e fisarmoniche che tentano di imitare il canto dei canarini. La terza domenica di settembre, finalmente, ha luogo l'attesa Gara. A Mosca esiste un intero edificio - di un'enormità spropositata, come tutto è enorme in Russia - destinato alle gare dei canarini e alle scommesse, e quant'altro. Un Mega Centro non commerciale - per canarini e sponsors. Quando giunge il gran giorno, tutti questi omaccioni, rubizzi di vodka, coi loro colbacchi spelacchiati, si mettono in viaggio in treno da tutti gli angoli della Russia, per ore e ore se non per giorni, e le loro manone pelose reggono teneramente le gabbiette, le accarezzano, le proteggono. La gara si svolge in un silenzio assoluto dove non si sente il ronzio di una mosca, ma solo il canto limpido e potente dei concorrenti. A gara finita, solo uno di loro, su più di un migliaio, è felice, mentre tutti gli altri tornano a casa con la coda tra le gambe - quella dei canarini è sempre alzata come una bandierina - per riprovarci l'anno successivo.

A Genova, alla mostra dei TACCUINI DI ARTISTI E SCRITTORI (di cui Roberto Bertoni ha riferito in "Carte allineate", 26-2-2007) conosco Paola Polito che mi racconta delle 24 gabbie di canarini lasciatele in eredità da suo nonno… Paola Polito ha cantato e canta, e tra le sue varie attività e le sue residenze all'estero, si occupa di musica e di voce (esemplare il suo bellissimo racconto LA VOCE, in "Carte allineate", 7-3-2007). Mi piacerebbe chiedere, a lei che ha vissuto tanti anni in Danimarca, se i danesi amano più gli usignoli dei canarini… Ma non ne ho il coraggio. Comunque, nessun incontro è mai casuale.

Chi ha altre notizie da aggiungere al tema sarà il benvenuto. L'argomento canarini è, ovviamente, "in progress" e aperto a tutti. Temo sia inesauribile. Ma meglio così.

Ad esempio: quando è cominciata la passione di allevare canarini? In quale epoca storica o protostorica? Mi piacerebbe saperlo.


[La prima parte di questo scritto è in "Carte allineate", 4, in data 10-4-2007].