06/05/07

Ermanno Olmi, CENTOCHIODI

Sceneggiatura: Ermanno Olmi. Fotografia: Fabio Olmi. Montaggio: Paolo Cottignola. Musiche: Fabio Vacchi. Con Raz Degan, Luna Bendandi.


Tra i molti film di Ermanno Olmi, si ricordano IL POSTO (1961), L'ALBERO DEGLI ZOCCOLI (1978), LUNGA VITA ALLA SIGNORA (1987), LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE (1988), CANTANDO DIETRO I PARAVENTI (2002); e cercando elementi comuni, forse predominano la soggettività che si misura con la modernità, l'appartenenza a una comunità, la ricerca spirituale.

In CENTOCHIODI (2006, in programmazione nel 2007) appaiono questi e altri motivi. Un professore universitario appassionato di libri ne inchioda cento rari e prestigiosi al pavimento di una biblioteca antica per dimostrare che la vita vissuta vale più dell'eccesso di sapere libresco e la testimonianza prevale anche sulla parola divina, dato che si trattava di libri religiosi. Si rifugia in una comunità sopravvissuta ai margini della tarda modernità, sulle rive del Po, tra persone che parlano dialetto, esprimono solidarietà, affrontano un ritmo di vita più semplice, come un'enclave arcaica dentro la contemporaneità. Diviene per un breve periodo un punto di riferimento per il paese che lo aiuta a costruirsi un rifugio senza sapere niente di lui, spontaneamente, per buon'animo; e a sua volta egli cerca un dialogo col paese e soccorre finanziariamente i nuovi amici perché non venga smantellato dalle ruspe un luogo di riunione in riva al fiume: usando la carta di credito, con gesto altruista, viene reperito dalla polizia dopo che aveva disperso le proprie tracce fingendo un suicidio.

L'ipotesi della sconfitta del sapere libresco non intende porsi contro la cultura. Si concorda col giudizio di una spettatrice che scrive su "Ciao" (http://www.ciao.it/ ): "[...] nel film non è messa alla berlina la cultura, bensì [...] il vivere solo attraverso ciò che si è letto nei libri, senza alcun empirismo. I libri, la cultura, non possono sostituire la vita". Ciò nonostante, a nostro avviso, resta estrema l'ipotesi della distruzione della carta stampata, in quel modo così rituale, al limite del patologico.

Invece la descrizione della comunità (che nella vita reale è quella di Bagnolo San Vito, in provincia di Mantova, con vari attori non professionisti) è ben attuata, con simpatia umana, profondità di caratterizzazione, ironia, un sottofondo di allusioni anche cristiane agli apostoli e a quello che il regista stesso definisce "Il Cristo Uomo, uno come noi, che possiamo ancora incontrare in un qualsiasi giorno della nostra esistenza" (http:// www. italica. rai. it/).

Interessante l'intervista col regista a http:// www. cinemadelsilenzio. it/. Le immagini di presentazione del film sono a http:// nessunoeperfetto. leonardo. it/. Una rassegna della critica si trova a http:// www. mymovies. it/

CENTOCHIODI, dichiara Olmi, è la sua ultima storia creativa; d'ora in avanti intende dirigere solo documentari. Come fece Alessandro Manzoni da un certo punto in poi scegliendo rispetto alle storie narrate la storia dei fatti? Rispettando le scelte di Olmi, e sottolineando l'importanza dell'ultimo film come testamento, spiace che il regista ci neghi altri racconti per immagini così ben articolati e profondi come quelli che ci ha dato finora.


[Renato Persòli]