13/04/07

CARLA BENEDETTI: UN LIBRO-INTERVISTA



[Are human beings just authors of their own shadows? Foto di Marzia Poerio]


CARLA BENEDETTI, a cura di Mario Maccherini. Roma, Coniglio, 2007

Il volume comprende un'introduzione, una lunga intervista, alcuni brani tratti da articoli, una bibliografia e un corredo fotografico.

Emergono con chiarezza alcune aree cruciali che si erano riscontrate negli anni negli scritti di Carla Benedetti, soprattutto in PASOLINI CONTRO CALVINO (Torino, Bollati Boringhieri, 1998), L'OMBRA LUNGA DELL'AUTORE (Milano, Feltrinelli, 1999) e il TRADIMENO DEI CHIERICI (Torino, Bollati Boringhieri, 2002): opere militanti seppure al contempo orientate verso la discussione della teoria letteraria e della filosofia, due campi dello scibile integrati dalla saggista e docente universitaria di Letteratura italiana a Pisa, la quale cita come suoi primi autori importanti proprio Leopardi e Gadda, che tali discipline intrecciarono. Del resto, a una domanda sull'idea di letteratura, risponde: "Mi piace tutto ciò che non separa [...] pensiero, poesia e racconto" (p. 55).

Maccherini utilizza la parola "impegno" in un'altra domanda, come in effetti verrebbe spontaneo fare, pensando alle polemiche e agli interventi di Benedetti orientati contro l'establishment culturale, massmediale e commerciale. L'intervistata precisa: "L'impegno, se proprio dobbiamo usare questa parola che non mi piace, consiste nell'andare fino in fondo nelle cose che uno fa, nel non fare sconti sulla possibilità di esprimere una verità" (p. 46).

C'è una chiara presa di posizione sulla moda postmoderna di assegnare una fine alla letteratura e sulla classificazione del presente come era postuma, perché in tal modo, e le si dà ragione, la vitalità e il nuovo scompaiono:

"Gli ultimi trent'anni del Novecento sono stati tutto un ratificare fini e morti. C'è stato un interminabile lavoro del lutto da parte di un'intera cultura che si autocondannava a una condizione terminale. Niente più creazione e invenzione! D'ora in avanti si potrà solo avere un rapporto ironico con l'arte della parola, e con la sua grandezza ormai tutta passata. Tutto questo ci ha lasciato in retaggio un'ideologia terminale, di chiusura del tutto" (p. 27).

Al contrario, per Benedetti, la morte dell'arte e della letteratura non si è data, occorre riscontrare quanto esiste di vivo nella produzione attuale.

In tale ambito, "la critica è semplicemente questo: una ri-attivazione del pensiero" (p. 24); ed è "creativa nella misura in cui distrugge. Rompendo i cliché, le ideologie, le finzioni mentali che impediscono di interrogare di nuovo il mondo e la storia, essa può rimettere in moto l'euresi" (p. 29).

Rivendicando l'emergenza dei problemi sociopolitici, l'intervistata contesta l'ipotesi della virtualità prevalente dell'esperienza del mondo, proposta da Scurati, il quale sottotitola un suo saggio "SCRIVERE ROMANZI AL TEMPO DELLA TELEVISIONE" [1]. Invece, per Benedetti, si dovrebbe discutere della scrittura al tempo "della proliferazione nucleare, della schiavizzazione del lavoro, oppure della prima mappatura del genoma umano, o delle nuove possibilità che la scienza oggi ci aprirebbe per muoverci in una direzione diversa" (p. 36).

Tra gli autori preferiti, compaiono Pasolini e Moresco.

Tra i romanzi attuali, Benedetti difende GOMORRA di Roberto Saviano, in quanto ritiene che vada

"[...] oltre quelle misere distinzioni tra fiction e faction. [Saviano] non parla semplicemente della criminalità organizzata. Parla dell'economia. Ti fa vedere come i pilastri dell'economia siano criminali [...]. Te lo racconta non con lo sguardo distaccato del reporter, ma spinto da una necessità. Si sente che chi vede è qualcuno che deve raccontare ciò che ha visto. E questo dà al libro una forza di verità che nessun reportage e nessuna fiction potrebbe avere" (p. 39) [2].

L'intervista affronta una varietà di altri temi, sfuggendo alle definizioni banalizzanti, ad esempio quella di identità culturale o d'altro tipo, oggi usata talora in maniera "stilizzata" come semplice "moneta di scambio dentro il circuito comunicativo" (p. 48).

Si potrà o meno concordare con le opinioni espresse nel volume, ma indubbiamente si tratta di riflessioni serie e ben motivate su aspetti cruciali, con risvolti anche concreti e pragmatici e con un invito a responsabilizzarsi rispetto alle emergenze attuali, così pressanti, del pianeta Terra; ed è proprio su questo che concludiamo, citando:

"Secondo me ogni discorso sulla cultura (critica, letteratura, arte) dovrebbe prendere dentro tutta questa situazione in cui ci troviamo oggi. Che ha questi e anche altri aspetti: oligarchie, potentati, sopraffazione, impoverimento di vasti strati della popolazione mondiale, schiavitù, guerra, estendersi di forme di potere mafioso in tutto il mondo che convivono con un'apparenza di democrazia, le sorti di tante specie viventi sul pianeta, compreso l'uomo che per la prima volta si trova così vicino a un suicidio di specie" (p. 34).


[1] Una recensione di Roberto Bertoni al libro di Antonio Scurati, LA LETTERATURA DELL'INESPERIENZA, è in "CARTE ALLINEATE", 3, 4-3-2007.
[2] Una recensione di Paola Benchi al libro di Roberto Saviano, GOMORRA, è in "CARTE ALLINEATE", 3, 13-3-2007.


[Roberto Bertoni]