04/04/07

Cesare Pavese, INTERPRETAZIONE DELLA POESIA DI WALT WHITMAN

Tesi di laurea, a cura di Valerio Magrelli.
Torino, Einaudi, 2006


Anno 1930: il laureando Cesare Pavese ha ventun anni.

Whitman è un autore su cui si esalta dagli anni del liceo, ma il lungo studio e la competenza sull'argomento, davvero eccezionali (soprattutto se paragonata ai livelli degli studenti di oggi) non riescono a ottenergli né il voto massimo, né tanto meno la lode. Quello che racconta Magrelli nell'introduzione ci dipinge una situazione ancora più ostile, dato che addirittura il relatore non si presentò alla seduta di laurea. Una dichiarazione di dissenso dall'impostazione politica del lavoro, che in alcune pagine – in particolare là dove difende l'atteggiamento americano verso la guerra dagli attacchi della retorica bellicista latina – esponeva laureando e relatore nei confronti del Regime? Magrelli individua piuttosto nel tono, in prima persona risentita e ingenuamente arrogante, il motivo principale per cui il professore decideva di prendere le distanze dall'allievo. Il curatore snida nel testo una serie di affermazioni baldanzose e aggressive, mentre sottolinea con ammirazione lo "slancio con cui questo ventunenne delle Basse Langhe faceva il suo tonitruante ingresso nella Letteratura".

Questo lavoro pertanto, letto come una sorta di autoritratto indiretto, apre più squarci sulla irruenta personalità del futuro scrittore italiano, di quanto non offra contributi indispensabili alla critica whitmaniana.

La tesi di Pavese su Whitman, una tesi non del tutto originale, è che, proprio nella volontà gridata di essere il poeta della sua terra, egli denunci la mancanza di immediatezza della sua opera. FOGLIE D'ERBA non è poesia epica e primitiva, è più prossima all'Arcadia che a Omero. Per Pavese si configura – e in questo approfondisce un'intuizione del de Sélincourt – come volontaristica e programmatica "poesia del far poesia".

Il volume, con la sua bella carta, le pagine da aprire col tagliacarte, la bella stampa, la copertina grigia con i caratteri austeri, corrisponde al libro ideale, che non occhieggia né lancia richiami, tutto da scoprire all'interno, quale se ne pubblicavano regolarmente fin oltre la metà del secolo scorso. Ne sono state tirate solo mille copie numerate, fuori commercio.

[Piera Mattei]