Torino, Einaudi, 1998
Ambientato, come per il solito la narrativa di Biamonti, nel Ponente ligure, in zone di altura, tra paesi abbarbicati: Argela, Vairara, Beragna; con rare incursioni sul lungomare, tra Albenga e Nizza.
Sembrano zone dimenticate dal mondo, a parte gli abitanti e chi vi ha comprato casa, dalla confinante Francia, o da città del nord Italia. Tra i francesi, Veronique, sposata con Alain, ma che ha vari amanti, tra cui il narratore che dice io, Leonardo.
Sostanzialmente non c'è una storia serrata, in questo romanzo, se non le esili trame delle passioni; un'aria da scampati dei protagonisti, in qualche modo per questo tra loro solidali e colti in pavesiana conversazione (come il pittore Eugenio, o Corbières che era stato nella zona nell'ultima fase della II guerra mondiale e non ritrova quello che vi aveva allora individuato); soprattutto un forte senso di morte, che comprende anche la denuncia del deterioramento della convivenza civile nella zona, con individui uccisi o malmenati da chi fa commercio di extracomunitari che vanno in Francia e di prostitute: "Un nero è stato sgozzato al Cornaio, un altro al cardellino. Una donna è stata trovata morta in una grotta vicino al mare. Dicono ch'era seminuda. Non si sa più a che santo votarsi. Ci salveremo?" (p. 46).
Anche Leonardo è ferito all'inizio del romanzo, da un'arma da fuoco: il mistero si risolve alla fine, con la rivelazione di una vendetta, di uno che aveva commesso un omicidio cinquant'anni prima e Leonardo glielo aveva ricordato.
Sono accomunati disastro umano e ambientale: "'[...] È stato trovato un altro morto nella discarica'. 'Spero che sia abusiva'. 'Tutti chiudono un occhio. L'abbiamo vista crescere in un boschetto in mezzo alle vigne' [...]. È meglio che me ne vada, pensò Leonardo. È tutto un disastro" (p. 187).
L'idillio è tramontato o forse mai esistito: "Sara disse [...]: 'Soltanto la quiete dei paesi ci difende dai deliri'. [...] 'È già finita', disse Leonardo. Ci pensò un poco: 'Non c'è mai stata'" (p. 197).
Eppure un lirismo ecologico tra il degrado c'è in brani come questi, ove si nota una natura che compie comunque i propri ritmi: "A poco a poco il tramonto prendeva rilievo, si alzava e s'impossessava del mare con le sue schegge dorate" (p. 15); "Azzurri appena annunciati sul mare delicatamente bianco. La terra inconsistente, porosa, gli ulivi come in un moto di vento, rosa e cenere sulle cortecce. Uno sperone lontano decapitato da un oro friabile" (p. 28).
[R. Bertoni]