29/01/07

Flavio Ermini, IL MOTO APPARENTE DEL SOLE. STORIA DELL'INFELICITÀ



[Sunset. Foto di Marzia Poerio]









Bergamo, Moretti & Vitali, 2006


ELOGIO ALLA PAROLA SECONDO SECONDO FLAVIO ERMINI


"Che cos'è la notte? - ci si chiede oggi e sempre. / La notte, una rivelazione non rivelata. / […] In realtà, una profondità, uno spazio inimmaginabile. / Un'entità tenebrosa e sottile, forse somigliante al corpo che / ti abita, / e che senza dubbio occulta molte chiavi della notte" [Da LA NOTTE, J. Saenz].


Che cos'è la parola? O, meglio, quali sono le sue possibilità, i suoi limiti, il lato oscuro che la contraddistingue, il dato oggettivo che la rende palese? Qual è il confine tra parola poetica e parola filosofica? Cosa unisce, potenzialmente e concretamente, Leopardi e Platone, ad esempio? Chi può dirsi immune dall'oggettivo, (eppure spesso) incompreso, inesplorato, violato perfino, potere della parola? Flavio Ermini, attraverso un profondo e attento percorso mediato fra letteratura e filosofia, esplora la parola, il dissidio mai risolto fra poesia e filosofia, riflettendo su un tema di grande intensità come quello dell'infelicità, tracciando coordinate che hanno radici nella nostra cultura, dalle riflessioni dei NOMOTHETES (cioè dalla parola ai suoi albori), al pensiero di Rilke, di Zanzotto, di Valéry, solo per citarne alcuni.


Il volume, strutturato in quattro parti, esplora, spesso attraverso l'interazione fra "Io" e "Tu" (metaforicamente poesia e filosofia), o attraverso sapienti allusioni ad opere di grande rilievo intellettuale (penso a LO ZOO DI VETRO di Williams, a DIETRO IL PAESAGGIO di Zanzotto, ad esempio), come le opere poetiche o artistiche sappiano rendersi reale immagine della realtà, mostrandoci "la medesima insensatezza che rende insopportabile l'esistenza". IL MOTO APPARENTE DEL SOLE è un'opera che conferma e sottolinea che non è l'arte in senso assoluto e, quindi soprattutto, l'arte della parola - se così possiamo osare - a ruotare intorno all'uomo, bensì l'uomo a ruotare in quell'orbita, come se fosse quella stessa entità a condurlo, a portarlo, fino al punto da rendersi, in reciprocità, indispensabili l'uno all'altro.


L'uno e l'altro: storie di verità, racconti di "terre" ancora da esplorare e di campi coltivati, dei destini delle creature che, sotto lo stesso cielo, guardano l'esistenza mentre ne prendono coscienza, finendo per interrogarsi soprattutto su ciò che non ha univoca risposta e, ambiziosamente, cercando di afferrarne l'essenza.


Esplorando i titoli che contraddistinguono non solo le quattro sezioni (a cui si aggiunge una sezione-premessa, IN LIMINE), si ha l'impressione di essere alle prese con un trattato che affronta molteplici argomenti, come se i confini tra "discipline" o, piuttosto, fra esperienze esistenziali prima ancora che artistiche, fossero difficilmente distinguibili; come se il percorso della parola assomigliasse molto, in fondo, al percorso dell'uomo, ai suoi "corsi e ricorsi" non semplicemente storici.


Conoscenza e tempo dunque: entrambi delineati attraverso una prosa che riesce a toccare vertici poetici di grande intensità, come in LA GENZIANA GIALLA E CELESTE DI LOU o LA CLINICA DEI SENSI, ma anche come in L'UNO INDISTINTO (con una geniale allusione ad Orfeo) o IL CONFINE, "rassegna concreta" sulle dinamiche che permettono il ponte tra conoscenza/parola e operazione artistica, seme, frutto e albero sostanzialmente, in una trilogia che è già ammonimento al potere vivo della sticomitia fra Io (essere umano), Tu (mondo) e Anima, poiché "Il poeta è esploratore di spazi intatti".


Ermini si interroga sull'esistenza umana, varcando la soglia tra prosa e poesia, tra dolore e piacere, tra assoluto e relativo, sottolineando la necessità di imparare, IN PRIMIS, ad osservare per poter cogliere pienamente la lacerazione tra individuo e universo.


Libro intenso, ambizioso nell'intento e nello sviluppo, frutto di un approfondito LABOR LIMAE con la parola e con la sua tradizione, ricco di spunti e di riflessioni sulla letteratura come potente strumento di consapevolezza del Sé. Lettura consigliata specialmente a chi abbia voglia di indagare l'uomo e la sua condizione, attraversando la cultura in quanto fenomeno, in quanto esperienza.


"Dall'antro ai confini dell'altopiano, fino al deserto; e poi dall'agglomerazione alla WILDNISS, fino al nuovo inizio": come avrebbe scritto un grande artefice della parola dei nostri tempi, COME PUÒ UNO SCOGLIO ARGINARE IL MARE...


[Ilaria Dazzi]