1997, South Korea. Con
Han Suk Kyu, Moon Sung Keun, Shim Hye Jin
Ci siamo
occupati di Lee Chang Dong recensendo Peppermint Candy ;
e tra i suoi film degli ultimi dieci anni ricordiamo qui Poetry,
premiato per la migliore sceneggiatura a Cannes nel 2010.
Green Fish, il cui titolo deriva da un ricordo della prima
gioventù del protagonista, vede il medesimo, Mak Dong, tornare dopo il servizio
militare nella città natia, Ilsan, modificata irreversibilmente dallo sviluppo
economico, che ha cambiato non solo i tratti geografici, ma anche quelli umani,
con la rincorsa verso il denaro e la situazione di emarginazione di chi lo
cerca senza ottenerlo. Mak Dong si muove in questo mondo che lo disorienta,
finendo col lavorare per Tae Gon, un malvivente fidanzato con Mi Ae, la ragazza
cui si interessa Mak Dong, in una carriera breve e umiliante che si conclude con
l’omicidio del protagonista da parte del boss. Tae Gon e Mi Ae, per ironia
crudele del destino, si ritrovano a pranzare in un ristorante di periferia, o
di ex campagna, del quale sono proprietari dei rappresentanti della famiglia
dell’ucciso, ignari degli avvenimenti che hanno condotto alla morte di Mak Dong.
Il film presenta tratti diciamo tipicamente
coreani nell’intreccio, come questa coincidenza del finale e il mondo della mala cui soccombono i meno abbienti. Allo stesso tempo,
viene rappresentata la situazione della Corea reale degli anni Novanta, con le
contraddizioni di povertà e ricchezza, di valori familiari e della loro crisi,
di amore cercato e non ricambiato.
Notevoli i due
attori principali Han Suk Kyu e Shim Hye Jin, tra i maggiori, tuttora, del
cinema coreano contemporaneo.
[Roberto
Bertoni]