29/07/18

Eileen Chang, HALF A LIFELONG ROMANCE

Prima edizione cinese 1948 a puntate, poi in volume nel 1950 col titolo 十八春 (Diciotto Primavere) e nel 1969 col titolo 半生緣 (Metà vita). In inglese: Half a Lifelong Romance, trad. K.S. Kingsbury, 2014. Edizione Kindle


Sebbene si tenga discosto dalle tematiche della guerra civile e dell’occupazione giapponese, accennati soltanto e non al centro della narrazione, questo romanzo sentimentale ambientato nella Cina degli anni Trenta e Quaranta ha uno sfondo sociale consistente nella delineazione della condizione femminile e nelle differenze di classe.

È incentrato sulle storie di vita di vari personaggi uniti da amicizia o legami parentali. La protagonista è Manzhen della famiglia Gu, ragazza avvenente e con una mentalità moderna, che un destino infausto stacca dall’amato Shijun della famiglia Shen. La sorella di lei, Mansu, infatti, che in passato, per mantenere la famiglia, aveva fatto l’entreneuse, sposata ora con il nuovo ricco Hongstai, per mantenere in piedi questo matrimonio d’interesse, notata l’infatuazione del marito per la cognata, collabora al suo tentativo di seduzione, che si risolve in violenza sessuale. Il progetto è di far partorire Manzhen e darle lo status di concubina. Manzhen riesce a sfuggire dopo mesi di sequestro in casa, che hanno provocato l’allontanamento di Shijun e il suo matrimonio con una ricca ereditiera, che a sua volta, innamorata di Shuichi, il migliore amico ddi Shijun, sposa quest'ultimo quando Shuichi, di classe sociale piccolo borghese, emigra negli Stati Uniti, consapevole di non poterle garantire gli agi di cui ha bisogno. Alla morte di Mansu, Manzhen decide di occuparsi del figlio e sposa, a tal fine, Hongstai, dal quale, per l'infedeltà e la mancanza d’amore di lui nei suoi confronti, divorzierà anni dopo. Il romanzo, che narra anche le storie di altri personaggi, quasi tutti interrelati, si conclude con gli incontri infine chiarificatori, ma non risolutivi degli amanti mancati, la cui vita continua come si è ormai disposta.

Le reticenze e verità solo accennate creano equivoci mentre mantengono un’apparenza di coesione familiare in cui il non detto evita lo scontro frontale mentre sullo sfondo la violenza e l’ingiustizia di “this unfair society of ours” irretiscono l’espressione dei sentimenti sinceri:

“The truth is that women raised in the old way […] when it came to pretending they were top-notch. They were so used to keeping a tight rein on their own feelings that self-suppression was nothing to them, Pretending to be deaf and dumb was second nature, it took no effort at all”.

“There’s always a gap between the rich and the poor”, si legge nel romanzo. Chang assegna autenticità più ai meno abbienti che ai ricchi, nondimeno è proprio sul terreno dell’amore che anche questi ultimi sono costretti a misurarsi con l’infelicità,

Interessanti i consumi cosmopoliti e modernizzati della famiglia più doviziosa, che a un certo punto, nella Shanghai del benessere, comprende anche caffè italiano prodotto tramite una Moka e una tovaglia di lino irlandese, prodotti di lusso d’importazione.

Il romanzo è narrato con fluidità e spesso per flussi di discorso indiretto libero.


[Roberto Bertoni]