09/04/19

Edgardo Franzosini, IL MANGIATORE DI CARTA

Sottotitolo: Alcuni anni della vita di Johann Ernst Biren. Palermo, Sellerio, 2017

Franzosini sviluppa uno spunto di Balzac, che in due pagine delle Illusions perdues, parla di Biren, segretario del Barone di Görtz (1668-1719) alla corte del re di Svezia, Carlo XII. Come spiega Balzac, Biren, affetto da un disturbo compulsivo consistente nel mangiare la carta, divenuto segretario di Görtz, mangiò il trattato della Svezia con la Russia, relativo alla Finlandia. Condannato a morte e imprigionato, fuggì con l’aiuto del Barone, si rifugiò in Curlandia (territorio compreso oggi nella Lettonia occidentale), rendendosi colpevole di un analogo delitto, che Balzac esamina in base alla forza irrefrenabile del vizio sull’animo umano:

“Si vous croyiez que ce joli homme, condamné à mort pour avoir mangé le traité relatif à la Finlande, se corrige de son goût dépravé, vous ne connaîtriez pas l’empire du vice sur l’homme; la peine de mort ne l’arrête pas quand il s’agit d’une jouissance qu’il s’est créée! D’où vient cette puissance du vice? est-ce une force qui lui soit propre, ou vient-elle de la faiblesse humaine? [1]

Salvato, per la sua avvenenza, dalla sovrana di Curlandia, Biren fece carriera e finì col diventare reggente alla morte dell'imperatrice Caterina e poi consigliere di Anna di Russia.

Questa vicenda viene ampliata da Franzosini con riferimenti tanto all’epoca storica dei fatti narrati, quanto a un ipotetico attraversamento dello spazio-tempo per discutere con Balzac, che però, nel dialogo con lautore che dice io nel volume di Sellerio, non spiega perché dedicò poco spazio a Biren. È con le parole dello scrittore francese che si conclude il volumetto di Franzosini: Biren fu “a suo modo un cercatore d’infinito” (p. 130).

Dell’autore ci eravamo occupati al tempo della pubblicazione di Bela Lugosi, biografia di una vita insolita. In questo secondo caso, il meta-riferimento a Balzac e all’epoca di Carlo XII si accompagna alla ricostruzione indiziaria, sostenuta da una vena archeologica e al contempo ironica.


[Roberto Bertoni]


[1] Honoré de Balzac, Les illusions perdues (1837-1843), pp. 1222-1223.