Cina,
1934. Titolo originale: 神女
(Shénnǚ).
Con Ruan Lingyu
Il film, muto, è ambientato a Shanghai negli anni trenta del Novecento, periodo della prosperità modernizzante per la città, come pure della presenza
di prostituzione e criminalità, e di povertà circostante la cinta urbana, con
le legazioni occidentali all’interno, i giapponesi alle porte e la Cina intera
scossa dall’occupazione nipponica della Manciuria e dalla guerra tra il Kuomintang
e i comunisti. Il 1934 è anche l’anno di inizio della Lunga Marcia maoista.
La pellicola di Wu si distingue per il
realismo e la melodrammaticità non esagerata se si pensa agli stilemi dominanti
nel muto di allora. La protagonista è una lavoratrice del sesso, costretta a
questa vita per mantenere il figlioletto abbandonato dal padre. Cade preda di
un capobanda malavitoso, che si appropria, oltre che della sua libertà, dei
suoi risparmi. Quando decide di mandare il bambino a scuola, e nonostante la
sua buona condotta e predisposizione per lo studio, per perbenismo il comitato
di inseganti e genitori lo caccia nonostante gli sforzi di un direttore
scolastico probo, colpito dall'amore materno della protagonista e dalla buona disposizione del bambino. Questo funzionario comprensivo resta però in minoranza ed è costretto a dimettersi. In seguito all'espulsione da scuola del figlio, impossibilitata a fuggire in quanto il malfattore le ha rubato ogni avere, la madre disperata, durante un alterco col suo oppressore, lo uccide, finendo in carcere.
Il direttore la visita, dicendole che adotterà ed educherà il ragazzino: resta questo barlume di speranza a dare senso alla vita di lei.
Si contrappongono i valori democratici e
quelli reazionari, la purezza degli intenti e il pregiudizio, la libertà personale garantita dai mezzi economici alla costrizione
della povertà che impedisce di vivere una vita dignitosa.
Il restauro cinese, presentato al festival cinematografico londinese del 2014, è di ottima
qualità.
L’attrice protagonista, una delle maggiori
della storia cinematografica cinese, è Ruan Lingyu, che riesce ad assegnare al
suo ruolo naturalezza e sentimento senza eccessi che guasterebbero l’equilibro.
La vita di Ruan fu essa stessa tragica pur nel
successo. Vittima di storie sentimentali sfortunate e dello scandalo dei mezzi
di comunicazione di massa di allora, finì
col suicidarsi nel 1935.
[Roberto Bertoni]