05/08/17

Martin Jacques, WHEN CHINA RULES THE WORLD



[A sense of tradition (Dublin 2016). Foto Rb]


Martin Jacques, When China Rules the World. 2009. London, Penguin, +2012


Varie sono le tesi di fondo di questo libro, che è già divenuto un classico contemporaneo: l’idea del titolo che la Cina diverrà la potenza economicamente egemone entro il 2050; il fatto che non si possa più parlare di un unico modello di modernità, occidentale, liberal-democratico e fondato sull’idea di progresso, bensì di modernità multiple e tra queste sempre più affermate quelle dell’Asia orientale, soprattutto Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Cina; il concetto che, a differenza che in Europa dopo la seconda guerra mondiale, nelle modernizzazioni asiatiche si è determinata, almeno nella prima fase in Corea del Sud e Taiwan, una situazione autoritaria e dittatoriale, cui è seguita solo a sviluppo avvenuto la democrazia; e una progressione diversa in Cina, caratterizzata dalla dittatura del proletariato e poi da un regime statuale formalmente comunista ma in realtà economicamente capitalista e basato sul controllo della politica da parte di un’élite.

L’elemento forse dominante è l’idea della Cina meno come compagine-azione che come civiltà su vasta scala territoriale e temporale; in quanto tale percepita sia dalla popolazione, sia dalle autorità; da cui le pretese di egemonia in quanto stato-civiltà-continente e la continuità,  pur nelle rotture politiche, con una tradizione culturale millenaria.  

La Cina ha, nel confronto internazionale per la supremazia globale, anche il vantaggio di essere una realtà già coloniale, che pertanto è in grado di rivolgersi agli stati emergenti da pari e con prestigio.

Jacques ritiene improbabile un mutamento in senso democratico della Cina nel prossimo futuro, sia per la configurazione ivi assunta dalla politica, sia perché il rischio sarebbe una crisi del sistema di sviluppo economico finora perseguito e una frammentazione che provocherebbe una crisi troppo profonda per essere intrapresa da popolo ed élites.


[Roberto Bertoni]