09/08/17

Barney Elliott, OLIVER’S DEAL



["Is nature really idyllic?" (Mount Usher 2017). Foto Rb]
 

Barney Elliott, Oliver's Deal. Perù/Spagna/USA, 2015. Con Alberto Ammanm, Carlos Bardem, Amiel Cayo, Stephen Dorff, Elsa Olivero, Marco Antonio Ramirez, David Strathaim. Colonna sonora di Jesus Diaz e Fletcher Ventura


Questo film d’impegno punta sull’avidità in modo non banale, tramite la rappresentazione di una manovra che appare inizialmente di speculazione edilizia e si rivela nel finale di appropriazione di risorse auree col tentativo di convincere un contadino dell’altopiano andino a vendere la sua proprietà, su cui si è scoperto l’oro, e mascherando questa verità con le fandonie populiste del chi più darà allo speculatore, più avrà in cambio in termini di stabilità di stipendio e futuro per la famiglia. L’operazione è condotta da una ditta statunitense senza scrupoli e da un possidente peruviano. L’agente dell’impresa USA riesce a convincere il padrone dell’appezzamento a vendere in cambio del trasporto rapido in un ospedale cittadino, via elicottero, del figlio ferito gravemente.

Una storia parallela, di cui non si coglie l’importanza essenziale fino alle ultime scene, vede un’infermiera adoperarsi con mezzi legali e illegali per salvare la vita alla madre anziana in attesa da tempo interminabile di un’operazione ai polmoni. Persuade infine il chirurgo a operarla ricattandolo con foto compromettenti. Per una coincidenza fatale, l’operazione coincide con all’arrivo in ospedale del bambino ferito. Posticipando l’operazione di quest’ultimo per favorire la madre dell’infermiera, il ragazzino avrà la vita salva ma la gamba amputata da un’infezione curata troppo tardi.

Se  l’operato dell’alta finanza globalizzata in combutta con i potentati economici locali è data con toni un che tradizionali, e con la perdita dell’arto da parte del ragazzo nonché la morte per incidente di uno dei rappresentanti della finanza che si è dissociato, c’è un tentativo, a nostro parere riuscito, da parte del regista, di mettere in evidenza come anche alcuni personaggi positivi commettano reati, seppure sospinti da ragioni di umanità.

Ci rassicura non solo la coerenza di chi resiste e difende la produzione contadina, l’autonomia dalle multinazionali e il lavoro contro l’appropriazione e senza arrendersi all’ineticità; ma anche che l’agente della vendita, ovvero l’intermediario tra il mondo capitalista soperchiante e l’universo rurale in decadenza, infine veda una verità, distrugga l’atto di vendita, si ritiri da una battaglia ingiusta.

Il film rappresenta la natura con grandiosità, il mondo rurale con realismo, la saldezza dei principi del protagonista andino con forte evidenza psicologica. Al contempo si vede in sincronia il panorama cittadino, con le strutture inefficienti e la povertà, da un lato, e le dimore ovattate di chi ha.

La musica scandisce momenti essenziali, con un minimalismo opportuno, alternato ai silenzi.

Notevoli le interpretazioni soprattutto di Amiel Cayo e di Marco Antonio Ramirez; ma di buona qualità la recitazione di tutti gli attori a dire il vero.


[Roberto Bertoni]