21/06/17

Marina Pizzi, DIVE ELEMOSINE - 2015 (STROFE 72-76)

["'The boughs of garden making' on the harbour" (La Spezia 2017). Foto Rb]


72.

Il giro in tondo della fanciullezza
Qualora più mortale del mortale.
Ingiungi per me un platano di serra
Quasi un astuto guercio.
Ho già finito la pentola a pressione
Dell’ultima favella innamorata.
Ok me ne vado senza le uova
O le natività di viete al festivo.


73.

In un disagio di sacco ho visto l’Angelo.

Con l’ora del caffè riprendo ossigeno
Il giro invano di chiamarmi Marina
Sotto la valvola oscena dell’ozio
Che fa insonnia la ninnananna.
Presto punterò un altro sasso
Perfido di barriera ed èra nera
Le efelidi cadute ad una ad una.
Lenta morirò di pane vieto
Sotto l’origine che stiva malanni
Lagne nude le dive della casa.
Ho vicine le pallide frasche
Di far giardino il giaciglio del
Micio morto. Quale stazione dimenticherà
Di fermare la corsa sull’occaso?
In Paradiso si simulano le stelle
È delusione starci. Non resta che cibo
Scaduto dentro il frigo di stamberga.
Gara di prassi non verrò mai più
Dentro il cipresso a sperare il cielo.


74.

La diligenza rottama la mia
Voglia di morire. Non dà gioia
Né mici in amore sulle soglie
Del bello. Invano il gerundio
Della resistenza stenta a stare.
Soldato l’alunno che prega
In trincea. Certo l’avanzo della cenere
Commette merende di assassini.
Tu dove guardi per non guardarmi?
Guerre di miti i soliti noti.
Marciumi di titani volli bene
Ad un suicida.


75.

Beccata dal dolore la rondine
Teme, si annida, ma non ritrova
La bugia del buono dentro il nido.
Sfrattata stride come un libello becero
Non ha pace di giri preganti
Né galanterie dal cielo indifferente.
Il rondone di Eugenio lo salvò
L’amore del poeta generoso
Oltre l’assalto del pericolo agguato.
Tu torni dalla Russia con in mente
I due bracieri perpetuamente accesi
Contro i nazisti che lì si fermarono
Non conquistando Mosca, Russia con
Venti milioni di morti e innumere disgrazia
Dentro i monchi di braccia e gambe.
Oggi di vive la stazione dei rifugiati
L’onor di patria che dardeggia tradimento.


76.

Vicolo di colpe il mio andirivieni
Dove assonnato il corpo delle nuvole
Aiuta le bestemmie redivive.
Versi di panico contare il tempo
Dove si veste l’alba di soqquadro
Per le furie rassegnate nel pastrano.
In piena fame invento lacrimogeni
Per uccidere le molle del patibolo
I luttuosi sì che fanno tenebre
La boria del salotto tutto solo.
L’acrobata del bello mi barò le lacrime
Merende senza rondini le balie
E senza latte i soprusi eretici.
Venne con me l’aroma di soffrire
Perché non stimo la girandola del riso
Le contumelie gravi del vero rantolo.


Strofe precedenti di “Dive elemosine” sono apparse su altri numeri di Carte allineate.