[Liguria as seen in Portovenere. Foto Rb]
Era arrivata la sera prima, con la Frecciabianca da Roma. Anche se si trova
in Italia per la terza volta, non è mai stata in Liguria. Era andata a piedi
dalla stazione al centro. Aveva trovato il palazzo in un vicolo accanto al
lungomare, tra una gelateria e un bar. Aveva aperto la porta con le chiavi che
le aveva dato l’amica a cui apparteneva l’appartamento al secondo piano e che adesso
viveva a Chicago. Aveva poggiato la piccola valigia sul pavimento in cotto e aveva
spalancato le finestre.
La finestra della camera da letto dava sul lungomare. Il letto era grande, antico,
di legno, con le lenzuola bianche. Si era sentita finalmente a suo agio, libera
- l’idea del mare così vicino la rendeva felice. Lui l’aveva chiamata per dire
che non sarebbe riuscito a arrivare quella sera, ma forse la mattina dopo. Dopo
la telefonata, era uscita subito. Il gelataio l’aveva individuata nella folla e
le aveva regalato un sorriso accogliente. Gelato in mano, aveva trovato la
spiaggia. Si era tolta le scarpe e si era messa a camminare sulla sabbia a
piedi nudi. La spiaggia al crepuscolo è il suo posto preferito.
La svegliano il rumore della strada fuori, il viavai del lungomare di sabato
mattina, l’odore d’estate. Si strofina gli occhi. Non può ancora credere di
essere qui, le sembra un sogno svegliarsi in questo letto di morbido legno
dalle lenzuola luminose. Sono le otto. Si alza ed entra in bagno. Il bagno la
stupisce di nuovo - tutto di marmo, grigio e freddo. Dopo la doccia, esce quasi
di corsa. Si siede al bar vicino e prende cappuccino e cornetto. Ha voglia di
fare due chiacchiere con qualcuno. Chiede alla cameriera se si può andare a
Portofino in treno. Le chiede anche quali sono le spiagge più belle in città,
come si va a Portofino, l’orario del treno, del traghetto. La cameriera
risponde gentilmente e a sua volta le chiede di dov’è. Lei spiega che è qui a
Sestri per due giorni, arrivata da Roma dove fa un corso di letteratura all’università
già da un mese. E poi aggiunge che è, insomma, americana. Il telefonino squilla
e lei lo tira fuori dalla borsa. Un messaggio. “Scusami sono in ritardo. Parto
appena posso. Non vedo l’ora. Un bacio”. Lei invia la risposta: “Ok. Ti aspetto
qui. È un posto bellissimo”.
Finisce il caffè e ne ordina un altro. Non ha fretta - tanto lui non
arriverà per almeno un paio di ore. Continua a chiacchierare con la cameriera.
Si sente leggera, tutto sta per succedere. Finalmente saranno soli, lontano
dall’afa di Roma, lontano dalla stanzetta in cui vive lei. Più tardi, decide di
rientrare e di mettersi il costume da bagno. A casa, infila nella borsa un
libro e un asciugamano, gli occhiali da sole e la crema solare. Deve finire di
leggere il libro entro lunedì - le serve per il corso all’università. È un
romanzo che racconta di una moglie lasciata dal marito e la cui vita va in
frantumi dopo l’abbandono. Sul portone incontra il gelataio e lui la saluta.
La spiaggia le sembra diversa di mattina - vivace e chiassosa, piena di
energia. C’è una fontanella all’entrata: una donna sta lavando un bambino tutto
sporco di sabbia. Appena lavato, il bambino scappa, corre, si sporca di nuovo
di sabbia e poi si butta felice in mare. La mamma non pare affatto sbalordita -
guarda orgogliosa il bambino come se da lui se lo aspettasse, poi torna in
spiaggia, si sdraia sotto un ombrellone e riprende la rivista che ha lasciato
lì.
La luce a mezzogiorno è abbagliante. Lei si è addormentata sulla spiaggia;
ha posato il libro sotto la guancia, ora coperta di perle di sabbia. Un soffio
di vento le accarezza le gambe nude e la fa sobbalzare. È l’ora di pranzo. Non
è riuscita a tuffarsi ma c’è ancora tempo, lo farà senz’altro. Si riveste e si
avvia verso il lungomare. Ha fame ma vuole attendere il suo arrivo. Nel
frattempo si può mangiare uno spuntino. Si ferma davanti a una piccola
trattoria con due soli tavoli all’aperto e si siede a quello più vicino al mare.
Ordina un bicchiere di vino bianco chiedendo qualcosa di tipico della Liguria.
Con il bicchiere di vino il cameriere porta anche una focaccia. Assaggia il
vino e le piace - leggero, secco, rinfrescante. Legge il libro mentre
sgranocchia la focaccia morbida, dolce, e fragrante. La storia si svolge a
Torino. Sembrano una coppia perfetta - la moglie una donna ancora giovane e
attraente, colta e istruita, ha rinunciato alla propria carriera di scrittrice
per educare i figli; il marito - un ingegnere affermato e stimato, che viaggia spesso
all’estero. Invece no - le apparenze ingannano (ha imparato questa espressione
recentemente). La moglie, sentendosi disprezzata e delusa, si fa corteggiare
dai colleghi del marito. Il marito, stufo della consuetudine domestica, cerca piaceri
altrove. Ingoiata dalla trama del romanzo, lei continua a leggere.
Due bicchieri di vino più tardi si accorge che non ha ricevuto sue notizie.
Sono già le tre. Gli scrive un messaggio, stavolta in inglese per essere
chiari: “When will you get here? I want to make plans
for the day”. Subito riceve la risposta: “Don’t know. Sorry. Got lots to do in
Lucca. Probably in the evening”. Cerca di non essere delusa.
Deve organizzarsi. Paga il conto e comincia a camminare sul lungomare. Più
cammina, più si sente sollevata. La giornata è lunga, piena di luce e
opportunità. E lei deve ancora tuffarsi in mare. Mentre cammina, apre la guida
d’Italia e studia la mappa della zona. Sul portone incontra di nuovo il
gelataio. Lui le sorride di nuovo, ma stavolta vuole sapere dove sta andando.
Lei gli dice, sorridendo, che il treno per Portofino parte tra un’ora, ma c’è
anche un traghetto che parte subito e che potrebbe portarla chissà dove.