[Dragon (Hanoi National Art Gallery 2017). Foto Rb]
Christopher Booker, The Seven Basic Plots. Londra e New York, Continuum, 2014
Questo studio junghiano aggiornato, con integrazioni funzionali e
strutturali, individua sette intrecci alla base della narrativa se considerata
da tale angolazione: 1. “overcoming the monster”, con la vittoria, già
campbelliana, dell’Eroe sul Drago e la variante “the thrilling escape from
death”; 2. “rags to reaches”, ovvero il passaggio da una condizione subordinata
e di povertà al successo; 3. “the quest”, propria dell’epica come pure della
leggenda medievale, per esempio il ciclo arthuriano; 4. “voyage and return”,
archetipo l’Odissea; 5. “comedy”, come
nelle storie sentimentali a lieto fine; 6. “tragedy”, basterà citare Amleto; 7. “rebirth”, esempio sia La bella addormentata.
Sebbene la validità dei tipi individuati da Booker sia in parte piuttosto
sensata in generale, in parte insufficiente per articolare le basi della
narrativa universale, è però particolarmente interessante da un punto di vista
junghiano, in quanto elabora, tramite la narrativa classica, ottocentesca e
novecentesca, due elementi centrali alla riflessione dello psicologo elvetico:
la duplicità di Ombra e Luce e la differenza tra il narcisismo dell’Ego (che si
può trasferire nell’Ombra e rivelarsi distruttivo) e la completezza del Self (o
armonia delle componenti della personalità.
C’è un’evoluzione storica, secondo Booker, dai tipi narrativi còlti nella loro
purezza archetipica, alle modalità miste della modernità, con le redenzioni
dell’Ombra o il non del tutto lieto fine della commedia.
[Roberto Bertoni]