[Winter Gorse (Wicklow 2016). Foto Rb]
57.
Il pigolio del rantolo mi porta
Alla scoscesa roccia dal cigolio notturno
E la frasca dell’ansia si sistema
Per benino. Roridi despoti
Impugnano la daga contro le dighe
Più che pacifiche. Così non si fa
Così perdi tutto in un battesimo di strage
Sulle ginestre partigiane strette alla polvere.
E’ mattino ma già piange la rosa
La più bella del reame, ed io? Allora?
Termino il ciclo della terapia
Mi faccio pia alla malattia piena di radici.
Il sangue è l’elefante della vita
Pieno del restauro che dà
Fratello il nome sulla porta.
M’impegno a restare regola di fine
Leggendaria stagione che non vissi.
58.
Giostra che fu misterica
L’ultima volta che ti vidi
Miseri noi sudditi a miseria.
59.
Il vento tira verità di angeli
Nei riti perenni delle preghiere
Inutili. Le sillabe dei nomi evadono
In zone irraggiungibili. Verità e bagliori
I chicchi di grano mobili al dì. Ormai ritengo
Scolorite favole vestali ad abbandono.
Ma così chimerica la fronte
Esporta al cielo d’inquietudine
Tutta la posta stagna delle lettere.
60.
Nascite di lavande questo scrupolo
Posato sulla soglia di bussare
Perché si chieda il perché del mondo
Alla slavina vile fatta soqquadro.
In genere la malaria della notte
Svanisce quando domina il sorriso
E le ciliegie gravitano le orecchie.
Tu compasso di nebbia non mi salvasti
Dall’impero del vomito clandestino.
61.
Zaino di pietra il mio cristallo
Ammutinato contro la realtà del sole.
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