05/01/16

Yasujirō Ozu, TOKYO STORY



[The Bridge (Japanese Gardens, Kildare 2015). Foto Rb]


Yasujirō Ozu, Tokyo Story. Giappone 1953. Titolo giapponese: 東京物語 (Tōkyō Monogatari). Con Chishu Ryū, Chieko Higashiyama, Setsuko Hara

Il minimalismo narrativo di questo film ne accresce la nitidezza stilistica, dovuta in prevalenza alle riprese ad altezza dei visi dei protagonisti, alla compostezza degli interni, all’evidenziazione strategica dei dettagli con richiami pittorici e alla qualità elevata del bianco e nero.

L’intreccio è lineare: Shūkichi e Tomi, una coppia di coniugi anziani, visitano i figli a Tokyo. Vengono accolti con frettolosità dovuta a impegni di lavoro e al cambiamento intervenuto nell’emigrare dalla provincia alla capitale. Solo Noriko, la vedova di uno dei figli, li tratta con l’amore filiale determinato dalla tradizione confuciana oltre che dalla gentilezza di carattere della donna. Nel viaggio di ritorno, ammalatasi, Tomi entra in coma e muore il giorno dopo. Anche in occasione del funerale gli atteggiamenti dei congiunti sono frettolosi e caratterizzati da egoismo. Il vedovo elogia Noriko per il suo prodigarsi, la incoraggia a risposarsi, e resta a vivere con l’unica figlia, la più giovane, che abbia manifestato avversione per l’individualismo egoista degli altri.

La bellezza del film è riposta non solo nelle forme dell’espressione, ma anche in quelle del contenuto. I primi piani dell’anziano, la serie dei rituali descritti con lentezza, il dialogo essenziale e i sentimenti più suggeriti che espressi esplicitamente fanno di questa pellicola un repertorio di atteggiamenti umani contraddittori, di nostalgia per un mondo di valori scomparso di fronte alla modernizzazione e di quadri di vita tipicamente nipponici del periodo storico in cui il film è ambientato in contrasto con l’incedere dell’occidentalizzazione.


[Roberto Bertoni]