03/01/16

Chan Sek Keong, MULTICULTURALISM IN SINGAPORE





[Sunday on Orchad street (Singapore 2015). Foto Rb]



Sottotitolo: The Way to a Harmonious Society. Singapore Academy of Law Journal, 25,2013, pp. 84-109
 

Chan mette in rilievo come il multiculturalismo sia essenziale per garantire coesione sociale, costituendone uno dei pilastri (“building block”, p. 84). In un mondo sempre più caratterizzato da scontri anche dovuti a problemi di incomprensione tra appartenenti a diverse culture, e in cui, per ragioni di varia origine, si mette in discussione il multiculturalismo a favore di strategie d’integrazione nella cultura dominante, Singapore costituisce un’eccezione significativa. Fondandosi sull’esistenza di vari gruppi etnici, che al momento della fondazione dello Stato indipendente nel 1965 erano 75% cinesi,13 % Malay, 7% Indiani e 5% di altra provenienza (p. 84), è stato appunto il multiculturalismo che ha consentito la risoluzione delle strategie di conflitto e la convivenza. Le diverse comunità, tuttavia, pur mantenendo identità proprie, condividono valori comuni e un senso d’identità nazionale (p. 85).

Esemplificando col diritto di famiglia, l’autore cita un caso celebre che provocò tumulti: quello di Maria Bertha Hertog, secondo il nome in olandese, o Nadra binte Maarof, secondo il nome in malese. Data in affidamento a Giava nel 1942 dalla madre olandese alla malese Che Amina binte Mohammed per ragioni di forza maggiore determinate dalla guerra, e condotta per sua salvaguardia dalla madre adottiva a Singapore, la ragazza crebbe secondo la cultura musulmana. Quando i genitori, ritrovatala, la reclamarono, dopo traversie un tribunale britannico la riaffidò alla famiglia biologica, portandola a vivere in una società occidentale in cui soffrì sia di disadattamento in un paese che le era inizialmente estraneo, sia per la separazione dalla madre e dalla sorella della famiglia adottiva.

Dopo l’occupazione inglese, sebbene la situazione interetnica sia chiaramente molto migliorata, Chan sottolinea come “Singapore’s political leadership has never taken communal peace for granted” (p. 97), ma anche come il multiculturalismo sia l’unica soluzione per questo paese: “Without multiculturalism, a common identity cannot be forged. Moreover, in geopolitical terms, Singapore cannot have peace with its two bigger neighbours (Indonesia and Malaysia) if the Chinese were to discriminate against the minority racial groups in developing Singapore as a nation. Racial discrimination would be the end of Singapore” (p. 97). In tale ambito, le regole imposte dalla Costituzione per la protezione delle minoranze, cha vanno dalla rappresentanza elettorale alla difesa di usi e costumi, sono fondamentali. Al contempo si sono determinate misure per promuovere l’integrazione interetnica (“racial integration”, p. 104), quali la quota di persone, appartenenti a gruppi razziali differenziati, destinate ad abitare nel medesimo stabile, con problemi anche di vita quotidiana e di vicinato dovuti alla diversità culturale.


[Roberto Bertoni]