Francia,
2013. Titolo italiano: Molière in bicicletta. Con Fabrice Luchini, Maya Sansa, Lambert
Wilson
Gauthier, un attore di successo, si reca da Serge,
suo collega che si è ritirato a vita solitaria sull’Île de Ré per delusione nei
confronti del prossimo, o forse per ragioni più profonde e personali, al culmine
della carriera di attore. Avendo deciso di mettere in scena a teatro Il misantropo di Molière, Gauthier
chiede a Serge una partecipazione: si accordano sul ruolo principale, da
scambiarsi di settimana in settimana. Iniziano le prime prove nella casa
scalcinata di Serge. I due attori fanno conoscenza con Francesca, un’italiana
rifugiatasi sull’isola per stare appartata durante una causa di divorzio. Sembrerebbe
instaurarsi un idillio tra Francesca e Serge, vicini per motivazioni di vita,
ma alla fine, per impulso e con leggerezza, trascorrono invece una notte
assieme Francesca e Gauthier. La vendetta di Serge è chiedere, durante una
conferenza stampa, la parte di Alceste tutta per sé. Negatagli tale richiesta,
sarà Gauthier a impersonare il misantropo dell’omonima commedia, mentre Serge
continua la sua vita solitaria.
L’intreccio come è sopra descritto non dà conto
delle sottigliezze intelligenti di questa pellicola notevole per penetrazione
psicologica, ironia metalinguistica e satira sociale.
È evidente che il personaggio molieriano si
riflette nella figura di Serge. Nondimeno, nel commento esplicito, come pure
per suggerimenti impliciti del testo, c’è anche un distacco di amarezza e
coscienza della retorica rischiosa della solitudine.
Se Francesca è in parte, per il ruolo nei confronti
di Serge/Alceste, una Célimene, è però ammodernata e inserita in una dinamica
di divorzio e tradimento.
Gauthier e Serge, ad altri livelli, rappresentano,
da un lato implicitamente un commento al testo di Molière. Il primo approva una
recitazione che metta in sordina le rime, per esempio, mentre il secondo
giudica positivamente la prosodia dell’originale.
Gauthier e Serge sono poi due antagonisti
psicologici e sociali. Si oppongono narcisismo e risentimento introverso,
successo e insuccesso, ipocrisia e sincerità esasperata al punto dell’offesa al
prossimo.
Il film ha una leggerezza che consente anche ai
discorsi letterari di passare senza pesare sullo spettatore.
Inoltre, durante le prove quotidiane, i due attori
recitano parti letterali del testo molieriano, che così riascoltiamo,
apprezzandone, tra l’altro, la triste attualità, dato che è davvero ancor oggi
raro trovare l’esemplare umano che si attenga ai desiderata di Alceste espressi nel molieriano Il misantropo: la sincerità in particolare (“je veux q’on soit
sincère, et qu’en homme d’honneur, on ne lâche aucun mot qui ne part du coeur”).
La disillusione di Alceste è completa (“l’ami du genre umain n’est pas du tout mon
fait”), almeno all’inizio e prima di comprendere che qualche rara persona si
attiene a valori positivi, come si esemplifica nel personaggio di Eliante. Amara,
e anch’essa tuttora valida, è la solitudine del giusto incompreso: “si grand
courroux contre les moeurs du temps vous tourne en ridicule auprès de bien des
gens”.
Infine, ieri come oggi, “trop de perversité règne
au siècle où nous sommes”. Tuttavia, la conclusione che ne trae Alceste è quella
giusta: “je veux me tirer du commerce des hommes”, ponendosi in un “endroit
écarté où d’être homme d’honneur ont ait la liberté”?
[Roberto
Bertoni]