01/09/14

Michael Dillon, CONTEMPORARY CHINA: AN INTRODUCTION

Londra e New York, Routledge, 2009


Questa introduzione alla Cina contemporanea, oltre al merito di una scrittura chiara, ha quello di essere consapevole delle dinamiche storiche e sociali, inserendo la Cina tanto nel proprio sviluppo autonomo quanto nelle problematiche della globalizzazione.

Da un lato, scritto da un esperto del settore, il volume apprezza con equanimità, l’emancipazione dalle dominazioni straniere e lo sviluppo economico più recente; dà un giudizio equilibrato e motivato sul periodo maoista, cercando più che altro di capire perché Mao Zedong sia ancora rispettato in Cina nonostante gli errori politici commessi e le ristrettezze e sofferenze provocate tanto dal Grande Balzo in Avanti quanto dalla Rivoluzione Culturale; infine Dillon presta attenzione alle tematiche del decentramento e della marginalità dell’Ovest cinese, rimasto più arretrato rispetto allo sviluppo accelerato dell’Est e delle zone urbane.

Sul piano dello sviluppo economico, vengono messi in evidenza sia l’impatto rispetto ai mercati mondiali, sia le disparità sociali create all’interno dello Stato Socialista con la formazione di uno strato sociale di nuovi ricchi e di potentati con cui la corruzione, quasi debellata nel periodo maoista, è emersa con prepotenza e piaga la compagine cinese attuale. Chi più soffre delle disparità dello sviluppo è la popolazione delle campagne oltre a coloro che risiedono nelle zone occidentali, come sopra si accennava e verso le quali c’è stata maggiore attenzione negli ultimi anni con promozione di piani di sviluppo ed incoraggiamento all’emigrazione inversa dalle zone orientali per impiantare attività produttive.

Sul piano del controllo, la situazione della presenza dello Stato e la repressione delle libertà personali di tipo occidentale vengono messe in rilievo senza infingimenti, ma con una documentazione che prende in considerazione le motivazioni e risulta pertanto oggettiva invece di proporsi, come, al contrario, spesso in saggi occidentali, quale opera di pregiudiziale prevenzione ideologica. Ne risulta un quadro piuttosto sconfortante, proprio perché visto con parametri corretti, della difficoltà di libera espressione, della repressione di Falun Gong, della chiusura verso le comunità marginali e minoritarie che aspirano all’autonomia come quelle huygur e tibetana.


 [Roberto Bertoni]