Londra e New York,
Routledge, 2009
Questa introduzione alla Cina contemporanea, oltre
al merito di una scrittura chiara, ha quello di essere consapevole delle
dinamiche storiche e sociali, inserendo la Cina tanto nel proprio sviluppo
autonomo quanto nelle problematiche della globalizzazione.
Da un lato, scritto da un esperto del settore, il
volume apprezza con equanimità, l’emancipazione dalle dominazioni straniere e
lo sviluppo economico più recente; dà un giudizio equilibrato e motivato sul
periodo maoista, cercando più che altro di capire perché Mao Zedong sia ancora
rispettato in Cina nonostante gli errori politici commessi e le ristrettezze e
sofferenze provocate tanto dal Grande Balzo in Avanti quanto dalla Rivoluzione
Culturale; infine Dillon presta attenzione alle tematiche del decentramento e
della marginalità dell’Ovest cinese, rimasto più arretrato rispetto allo
sviluppo accelerato dell’Est e delle zone urbane.
Sul piano dello sviluppo economico, vengono messi
in evidenza sia l’impatto rispetto ai mercati mondiali, sia le disparità
sociali create all’interno dello Stato Socialista con la formazione di uno
strato sociale di nuovi ricchi e di potentati con cui la corruzione, quasi
debellata nel periodo maoista, è emersa con prepotenza e piaga la compagine cinese
attuale. Chi più soffre delle disparità dello sviluppo è la popolazione delle
campagne oltre a coloro che risiedono nelle zone occidentali, come sopra si
accennava e verso le quali c’è stata maggiore attenzione negli ultimi anni con
promozione di piani di sviluppo ed incoraggiamento all’emigrazione inversa
dalle zone orientali per impiantare attività produttive.
Sul piano del controllo, la situazione della
presenza dello Stato e la repressione delle libertà personali di tipo
occidentale vengono messe in rilievo senza infingimenti, ma con una
documentazione che prende in considerazione le motivazioni e risulta pertanto
oggettiva invece di proporsi, come, al contrario, spesso in saggi occidentali, quale
opera di pregiudiziale prevenzione ideologica. Ne risulta un quadro piuttosto
sconfortante, proprio perché visto con parametri corretti, della difficoltà di
libera espressione, della repressione di Falun Gong, della chiusura verso le
comunità marginali e minoritarie che aspirano all’autonomia come quelle huygur
e tibetana.
[Roberto
Bertoni]