[Person, and some reflections (Milan 2014). Foto Rb]
Pan Anzi, The Palace. Cina 2013. Sceneggiatura
di Yu Zheng. Con Chen Xiao, Zhao Liying, Zhou Dongyu.
In uno sceneggiato televisivo cinese, intitolato Palace, scritto anch’esso da Yu Zheng, in
due serie, la prima del 2011 e la seconda del 2012, la protagonista viaggia nel
tempo per ritrovarsi nel passato, prendere parte alle lotte dinastiche
intestine, innamorarsi di uno dei principi e, per salvargli la vita, condurlo
nel presente.
Nel film del 2013, non c’è viaggio nel tempo. La
storia è quella di due Chenxiang e Liuli. Cooptate a corte nella prima
adolescenza per servire l’entourage
imperiale, vengono coinvolte in una storia d’amore. Innamorata Chenxiang di uno
dei principi fin dal giorno in cui ne ha vista l’immagine riprodotta in un
quadro, è però Liuli a riceverne le attenzioni per un inganno che la vede
sostituirsi all’altra fingendo di essere stata lei, senza che egli avesse
potuto vederla in viso, a convocare nel giardino della madre defunta le
farfalle che le erano care.
La storia prosegue con una Liuli sempre più addentro
le trame di palazzo e partecipe delle ipocrisie fino a sconfessare e
perseguitare l’ex amica e ora rivale, ma trovando la morte proprio in conseguenza
di questo suo agire. Invece Chenxiang resta fedele a se stessa, semplice e
onesta, fino al sacrificio richiestole dal nuovo imperatore di farsi da parte,
anche dopo la morte di Liuli affinché il principe sposi una donna di alto
rango. In una serie di colpi di scena, tuttavia, lui riesce infine a
individuarne l’identità e la storia ha un lieto fine.
Il film è una miscela, in parte fortunatamente minore,
di effetti speciali che lasciano noi tifosi di un vecchio modo di far cinema un
che perplessi anche perché sono evidenti l’artificiosità dei plastici che ricostruiscono
in scala la Città Proibita e il kitsch
delle scene eroiche vissute in sogno dalla protagonista. In parte maggiore, ci
si trova di fronte a scene d’epoca ben congegnate, tanto nella spontaneità
delle giovanissime, quanto nell’apprendimento del galateo di corte quando sono
nella prima età adulta.
L’elemento romantico, coi suoi equivoci e risvolti
emotivi, è in linea coi requisiti della cinematografia est-asiatica recente, ma
anche con le storie della tradizione.
Il contesto politico è quello della lotta del potere,
con la vittoria dei giusti, certo, ma anche un senso machiavellico della prassi
in tutti tranne in coloro che rinunciano al potere per perseguire la felicità
nel privato.
Risalta l’interpretazione di Zhou Dongyu, scoperta da Zhang Yimou per Under the Hawthorn Tree.
[Roberto Bertoni]