19/09/14

Pearl S. Buck, EAST WIND: WEST WIND


Prima edizione 1930. Sottotitolo: The saga of a Chinese family. (Citazioni dall’edizione Kindle)

È il primo romanzo di Buck; e si concentra su uno strato sociale benestante, una famiglia abbiente da parecchie generazioni e immersa nella tradizione tra ruoli definiti nel rapporto tra capofamiglia e moglie, presenza delle concubine, subalternità femminile, ma al contempo conflitto generazionale nella nuova Cina in formazione, con un figlio che respinge il matrimonio combinato e torna dagli studi universitari negli Stati Uniti con una moglie americana e con le difficoltà a farla accettare dalla famiglia.

Il rapporto tra Oriente e Occidente è problematico e difficile in questo romanzo. Gli occidentali sono visto come barbari incolti ed esteticamente poco interessanti dalle vecchie generazioni; mentre la scienza occidentale è apprezzata dai giovani; e la transizione tra tradizione e modernizzazione è onnipresente.

Il relativismo culturale è uno degli aspetti chiave del libro. Tramite la voce in prima persona della lettera, che è questo romanzo, scritta alla “sorella” (forse un’amica definita come “sorella”) da Kwei-lan, una giovane appartenente alla famiglia di cui sopra, viene individuata in parte una tendenza alla modernizzazione del marito di lei, che le chiede di sfasciarsi i piedi; respinge la condivisione degli appartamenti della casa avita e conduce il nucleo familiare a vivere in un appartamento in città; prende le distanze dalle superstizioni; si rapporta alla moglie in termini non di sottomissione della stessa, ma di amicizia egualitaria. In parte, e questo ci pare intelligente motivo di interesse, tali atteggiamenti provocano nella ragazza una crisi di identità, rappresentata, istruttivamente per noi occidentali, come iniziale rigetto determinato da un riscontro di stranezze e irrazionalità dei comportamenti euroamericani (come possono piacere i piedi grossi? Come fanno a salire e scendere continuamente dalle scale interne delle case? Come sono stopposi i loro capelli gialli e bruttine le loro donne; com’è sgraziato il loro modo di parlare; e così via). Ciò nonostante la giovane sposa agisce con un’obbedienza alle richieste di modernizzazione del marito, mutuata dall’educazione familiare ricevuta, di stampo antico. Poco per volta, Kwei-lan assume un’identità complessificata da elementi occidentali, pur senza rompere con la propria identità cinese, cercando anzi di tenere intessuti, con sapienza femminile, i fili di collegamento con la famiglia di origine e con quella dello sposo. Una soluzione del conflitto, dunque, meno radicale e più equilibrata di quella del fratello, che rompe con la tradizione rifiutando il matrimonio combinato invece di riformarlo dall’interno come fanno Kwei-lan e suo marito, e sposando una giovane occidentale, col che si causa una crisi più profonda in chi gli sta attorno.

Si oppone alla rapidità della modernizzazione il millenarismo, destinato però, sotto l’incalzare della trasformazione sociale, a non diventare altro che una profonda nostalgia:

“[…] for five hundred years my revered ancestors have lived in this age old city in the Middle Kingdom. Not one of the august ones was modern; nor did he have a desire to change himself. They all lived in quietness and dignity, confident of their rectitude. Thus did my parents rear me in all the honoured traditions. I never dreamed I could be different”.

Il contrasto culturale, nelle sue opposte motivazioni, è espresso con chiarezza; e l’auspicio è una migliore comunicazione interculturale a livello paritario, al di là del pregiudizio sia degli uni che degli altri:

“‘[…] I thought they [gli occidentali] came over here to our country to learn civilization. My mother said so’.
‘She was mistaken. In fact I believe they come over here thinking to teach us civilization. They have a great deal to learn from us, it is true, but they don’t know it any more than you realize what we have to learn from them’”.


[Roberto Bertoni]