Ed.
originale 1964. Traduzione dal francese di G. Buzzi: Milano, Bompiani, 1967
Quanto resta della cultura di mordente sociale e
letterario degli anni Sessanta? Da un lato le avanguardie letterarie hanno compiuto
il loro corso; e risulta sensato l’approccio di un contemporaneo a quella fase,
Goldmann appunto, che in Natalie Sarraute e Robbe-Grillet cercava una tematica
e una rappresentazione della realtà piuttosto che accodarsi alla celebrazione
dell’innovazione linguistica. Sebbene Goldmann riconosca in Robbe-Grillet “le
modificazioni che il contenuto ha fatto subire alla forma romanzesca”, insiste
sul fatto che “se si attribuisce alla parola realismo il significato di
creazione di un mondo la cui struttura è analoga alla struttura essenziale
della realtà sociale in seno alla quale l’opera è stata scritta, Natalie
Sarraute e Robbe-Grillet sono da annoverare tra gli scrittori più radicalmente
realisti della letteratura francese contemporanea” (p. 203). In Robbe-Grillet,
Goldmann individua la raffigurazione dei “ problemi del rapporto tra il
soggetto, il mondo disumanizzato della reificazione e la possibilità della
speranza umana” (p. 206). In effetti, se non resta un contenuto, a distanza di
tempo dalle polemiche letterarie delle avanguardie, non si darà una permanenza
dell’opera nel futuro, cioè nel nostro presente, insomma una qualche
trasformazione dell’innovazione in scuola e della provocazione in canone e
classicità. Il puro esperimento linguistico ha perso significato in quanto la
sua sperimentalità si è dissolta nella recezione di massa di tecniche
linguistiche ormai superate.
A sua volta, cosa resta dell’innovazione di metodo
di Goldmann medesimo? Qui non sappiamo dare una risposta precisa. A noi tuttora
preme una teoria corretta del riflesso e il legame della letteratura con la
società, oltre al valore di per sé, sul piano estetico, delle opere che
divengono patrimonio culturale collettivo nel trascorrere dei decenni.
Goldmann, dunque, è in parte artefice di concezioni compatibili, per quanto
datate, con le nostre posizioni. Il suo “strutturalismo genetico” (p. 211) si
basa sull’idea che “le realtà umane si presentano come processi a due facce: destrutturazione di strutturazioni
antiche e strutturazione di totalità
nuove atte a produrre equilibri che possono soddisfare le nuove esigenze dei
gruppi sociali che li elaborano” (p. 212); e “le relazioni tra l’opera
veramente importante e il gruppo sociale che – grazie alla mediazione del
creatore – si trova ad essere, in ultima analisi, il vero soggetto della creazione, sono dello stesso ordine delle
relazioni tra gli elementi dell’opera e il suo insieme” (p. 214). Si
evidenziava così non solo il rapporto di contenuto tra testo e società, ma
anche la compatibilità tra le dimensioni strutturali della letteratura e le
“strutture mentali di determinati gruppi sociali” (p. 216).
[Roberto Bertoni]