ascolto e bevo le ferite del deserto
i granelli di sabbia portati in viaggio
mentre di colpo ascolto il silenzio
lascio entrare il nessuno
accarezzando come omero
le turbative delle ombre
si fanno confessione per non essere
esiliate dai semi dell'avvenire
approdati in campi elettrificati
di un asilo modellato senza spine
vetrinando di libertà una porta
combatte l'oscurità
quando il cielo è vuoto
sotto di noi chiediamo asilo migrante
nessuno sa quale
patria
piantata per fame
e sete nelle linee della mano
il desino coi piedi
la testa precaria porta la croce del naufragio
e l'arcobaleno della speranza
getta luce si fa scrittura il peso dei salvati