[Nara 2013. Foto Rb]
Hiromi Kawakami, Strange weather in Tokyo. Trad. dal giapponese di A.M. Powell. Londra,
Portobello Books, 2013.
Prediligiamo il minimalismo e la reticenza, l’ironia e la leggerezza, in
contrasto con le tendenze opposte, commerciali e invadenti, di tanto
romanzo-mondo contemporaneo di successo.
Abbiamo dunque particolarmente apprezzato questo volume di Kawakami, una
storia narrata con misura, penetrazione psicologica, senza quella ferocia che
pare conferire una patina falsa di contestazione ai romanzi a sfondo sociale o
personale che abbiano prevalenti considerazioni di mercato.
Tsukiko, la protagonista, che è ormai, per età, addentro al decennio
delle trentenni, s’imbatte nel suo ex professore dei tempi della scuola, che
chiama sensei (insegnante) non ricordandone inizialmente il nome e
adottando poi questo epiteto di rispetto per tutto il libro, con l’eccezione
del funerale, in cui del resto il nome e cognome reale dell’uomo vengono
pronunciati dal figlio per ringraziare la giovane donna dell’amicizia con suo
padre negli ultimi tempi della vita.
Sensei e Tsukiko si incontrano in un
bar; e in questa e nelle molte simili occasioni successive, lo scambio rituale
del saké, accompagnato dai piatti, sempre diversi, messi a disposizione
dal gestore, costituisce, oltre che una nota di cucina locale accentuata e
caratterizzata da descrizioni precise delle ricette, uno dei refrain
della storia, che si traduce quasi subito in un amore platonico, consumato, e
solo parzialmente, verso la fine del libro.
Parte del coinvolgimento accattivante richiesto al lettore consiste
proprio in questo elemento romantico-sentimentale. I due protagonisti si
corteggiano con discrezione: lei si comporta in modo piuttosto esplicito ed
emotivo, lui con una reticenza che cerca di salvare la dignità dai più di
trent’anni di differenza di generazione, mentre questa introversione
corrisponde a un’impostazione mentale in cui il non detto pare prevalere sul
detto.
Sensei spesso cita poesie e autori. Il
suo mondo, tuttavia, è anche fatto di umanità, soprattutto di un passato
coniugale complesso: la ex moglie fuggita con un altro e deceduta, dopo essere
passata a un ulteriore ed ennesimo amante, su un’isola semidisabitata. Tsukiko
non comprende a tutta prima perché sensei l’abbia condotta su
quell’isola, spiegandole di non essere mai riuscito a staccarsi dalla ex sposa.
In realtà era, pur non dichiarandolo, perché proprio a causa della giovane
innamorata, ora poteva infine separarsi dal ricordo della moglie.
Due diverse emotività; una Tokyo del centro e dei sobborghi, sempre un
che misteriosa, mai banale; un’epica della quotidianità; variazioni sul tema
dell'incontro espresse con abilità narrativa e grazia; un’umanità che avvicina
il lettore; sentimenti espressi senza che si cada nel trito, ma senza peraltro
ricerche di originalità a tutti i costi. La semplicità prevale, con nostra approvazione.
[Roberto Bertoni]