["Let's avoid robotization" (Blackroch 2014). Foto Rb]
Edgar Morin, La voie. Sottotitolo: Pour l’avenir de l’humanité. Paris,
Librairie Arthème Fayard, 2011.
Da tempo sosteniamo un personale discorso antimachiavellico
nella convinzione che, solo smantellando la presunta impossibilità di fare a
meno del realismo assoluto coi suoi mezzi di manipolazione della realtà, sarà
attuabile una strada di ricostituzione del senso e di dimostrazione che quanto
potrebbe sembrare utopico e idealista si rivela invece praticabile, anzi forse l’unica
via da percorrere per recuperare, assieme al metodo della prefigurazione del
futuro, un presente che non distrugga il pianeta, la vita associata e la
convivenza umana.
Abbiamo perciò apprezzato questo libro di Morin, che pur
nella consapevolezza di un’improbabilità “de changer de voie” (p. 11), la sostiene
con razionalità e la propone in quanto “printemps” che “aspire à naître” (p. 12).
L’argomentazione
parte da una definizione della globalizzazione come intreccio di tre fenomeni
culturali concomitanti e antagonisti: omogeneizzazione e standardizzazione
secondo schemi statunitensi; resistenza da parte di culture autoctone; métissage
culturale. Viviamo in una situazione di emergenza planetaria caratterizzata da
deregolamentazione economica su scala mondiale, crisi delle società
tradizionali e dei loro valori, effetti egoistici dell’individualismo, blocco
dello sviluppo, formule risolutive sbagliate in quanto ignorano i contesti
umani e culturali, in breve una vera e proprio crisi dell’umanità, in cui
scienza, tecnica, economia e profitto hanno prodotto effetti ambivalenti e
negativi. Da cui: “le probable est la désintégration. L’improbable, mais
possible, est la métamorphose” (p. 31).
Per procedere
in modo costruttivo, occorre tener conto di varie alternative, destreggiandosi
positivamente tra mondializzazione / demondializzazione; crescita /
decrescita; sviluppo / inviluppo (sic; enveloppement nell’originale francese); conservazione / trasformazione (p. 34).
Va
insomma attuata una riumanizzazione del pensiero sociale e politico. In
politica la medietà è tra realpolitik e ideal politik (p. 45), fondando una concezione di Terra come patria e di legame tra
l’unità e la diversità umana attraverso il pianeta; una mediazione tra l’apporto
di quanto di meglio può offrire la cultura occidentale e l’apporto di altre
civiltà; un métissage sistematico di metodi e visioni del mondo. In
contrapposizione all’individualismo si tratta di “solidariser, ressourcer,
convivialiser, moraliser” (p. 63), puntando su visioni ampiamente democratiche
ed ecologiche, sulla cooperazione tra Nord e Sud, l’abbandono dell’idea di
crescita indefinita, la “resurrection d’une logique du
don, de l’entraide et de la gratuité” (p. 107); risolvendo le crescenti
inuguaglianze, e muovendo verso una riforma del pensiero sociale in direzione della
complessità e dell’eticizzazione.
[Roberto Bertoni]