Londra, Routledge and Kegan Paul,
1978
A più di trentacinque anni dalla prima edizione,
questo saggio ha tuttora autorevolezza e viene ristampato oltre ad apparire in bibliografia
per corsi e relazioni.
Il punto base probabilmente resta valido, se delimitato,
oggi, all’interno dello sviluppo dell’argomento e delle dinamiche sociali che
si sono avvicendate e susseguite. Il concetto, cioè, che Oriente e Occidente
siano nozioni costruite culturalmente (“man-made”, p. 5). L’Oriente, nella
mentalità occidentale, non è stato tale in quanto Oriente di per sé, bensì in
quanto era passibile di esserlo, era un’interpretazione che individuava gli
Europei in relazione ai non Europei, esprimendo un’egemonia europea anziché un
approccio paritetico all’Oriente: “representations, not [...] ‘natural’
depictions of the Orient”.
Said reiterava che non si trattava semplicemente di
una dinamica di imperialismo culturale, bensì, piuttosto, di una “distribution
of geopolitical awareness into aesthetic, scholarly, economic, sociological,
historical, and philogical texts” (p. 12).
“Orientalizing the Orient” (p. 167) significò, per i
francesi in Egitto e gli inglesi in India, creare una materia di studio che costruisse un’appendice dell’Europa, definendo l’Oriente in alternativa all’Europa
e, nei lati negativi così individuati, provvedendo a modificarli “occidentalizzando”.
Questo anche nelle versioni apparentemente positive, articolate sul “pellegrinaggio”
(p. 168), come in Chateaubriand e Byron, per cui in Oriente l’io si dissolve “in
the contemplation of the wonders it creates” ma per poi “enjoy its
interpretations” (p. 173).
Restando il valore dell’individuazione dell’idea di
Orientalismo, le categorie interpretative di Said si applicano più propriamente
agli esempi che scelse che a tutti coloro che hanno parlato dell’Oriente. Oggi
una pariteticità di giudizi si verifica con maggiore frequenza, non solo col
diffondersi dell’Oriente e delle sue concezioni nelle società occidentali, ma
anche per i mutati equilibri geopolitici. Per quanto riguarda l'influenza culturale, l’attenzione va inoltre spostata in
gran parte sull’Asia di sud-est piuttosto che sull’Asia occidentale e centrale. Infine, ci sono stati stati il dibattito postcoloniale, di cui tenere
conto, e anche il suo superamento parziale nei dibattiti successivi sull’ibridismo
e la globalizzazione; pur restando tanto l’idea di Orientalismo che quella di
postcolonialismo attive in situazioni specifiche.
[Roberto Bertoni]