27/03/14

Lu Ye, THE WESTERN TRUNK LINE


Cina, 2007. Fotografia di Wang Liu. Con Li Jie, Wu Jia Ni, Yank Li Shin


Istruttivo, come altri, soprattutto Under the Hawthorn Tree di  Zhang Yimou, per gli occidentali che stranamente rifiutano la logica della vita quando si tratta di Cina maoista e immaginano la Rivoluzione Culturale e gli anni immediatamente successivi come un deserto dei sentimenti e delle disposizioni positive, un gulag totale in cui nemmeno esiste la solidarietà. Ovviamente non fu così, nonostante gli errori politici di quel periodo, i prezzi di conflitto e anche di vite umane, le fratture sociali.  

The Western Trunk Line è ambientato nel 1978, quindi al termine del periodo in questione, significativamente l’anno dell’inizio delle riforme economiche di Deng Xiaoping. Siamo in una Cina provinciale del Nord Est, in cui la nuova fase non sembra essere stata ancora pienamente recepita dagli abitanti. Si tratta di una zona iperindustrializzata, inquinata e ancora legata ai valori del periodo che termina. Il grigiore domina la resa a colori della città, dei paesi, dei campi, degli opifici. 

Indubbiamente notiamo un’allegoresi della Cina di una volta. È tuttavia proprio all’interno di questa caratterizzazione ambientale cupa che si determina il nascere dei sentimenti tra due personaggi ai margini: Li Siping, un giovanotto diciottenne che rifiuta il lavoro in fabbrica e vive facendo lavoretti di riparazione di transistor che cerca di rivendere, e Yu Xueyan, una sua coetanea di Pechino, costretta a vivere in provincia a causa della decadenza politica del padre, accusato di essere un reazionario. 

Una comune inappartenenza li accosta gradualmente, delicatamente, mentre scorrono altri personaggi, e tra questi si distingue Dengfeng, il fratello di Siping, un bambino della scuola elementare con la passione per il disegno, repressa dal padre per ragioni politiche, ma appoggiata da Xueyan, che ne diventa amica. 

L’ozioso Siping si redime entrando in marina e morendo per salvare dei compagni durante un tifone; al che Xueyan resta in provincia, si direbbe, deducendo dalla reticente introversione di questa pellicola, in omaggio al fidanzato deceduto, diventando insegnante di musica, mentre Dengfeng e la madre si trasferiscono a Pechino, seguendo, anche qui inferiamo, la tendenza della modernizzazione e del futuro.

È un film ben concepito, ben eseguito, attento ai valori umani, privo di retorica, secco, dolce, minimalista, capace di fornire uno spaccato di realtà con minimi dettagli, architettato nella lentezza e nei silenzi più che nel chiasso e nelle parole.


[Roberto Bertoni]