21/03/14

Lee Joon Ik, 소원 (HOPE)

[Rebirth on the hills of Busan (April 2013). Foto Rb]


Lee Joon Ik, 소원 (Seowon). Corea, 2013. Titolo in lingua inglese: Hope in alcuni articoli, e in altri articoli Wish. Sceneggiatura di Jo Choong Hoon e Kim Ji Hye. Con Lee Ree, Sol Kyung Gu, Uhm Ji Won


Questo film ha vinto vari premi, attribuiti a Uhm Ji Won per la migliore attrice e a Lee Ree per migliore ruolo d’appoggio, ma anche il premio Blue Dragon per il film migliore dell’anno e per la migliore sceneggiatura.

Ciò nonostante ci sono state critiche piuttosto negative per la scelta del soggetto, un fatto realmente avvenuto, consistente in efferate violenze sessuali a danno di una bambina di otto anni. L’interrogativo etico che si pone, come nota Carla Sunwoo sul “Korean Joongang Daily”, è se sia giusto che un fatto del genere venga rappresentato, essendo la protagonista nella vita reale riconoscibile e avendo chiesto di non balzare alla ribalta della cronaca.

Sulla difesa del privato, in effetti lo scrupolo etico si pone; e la consultazione dei corrispettivi reali dovrebbe essere preoccupazione essenziale di chi mette in pubblico casi simili.

Nondimeno, va notato che lo scopo del regista è con ogni evidenza impegnato: di denuncia della violenza e di indignazione per la pena di dodici anni, limitata rispetto alla gravità del fatto, che il colpevole ricevette. Nel film ottiene attenuanti per avere agito in stato di ebbrezza e avere, per tale ragione, dimenticato il reato commesso. Né, si nota nella sentenza come viene emessa nella pellicola, viene concessa compensazione pecunaria alla famiglia nonostante le spese esose sostenute per l’ospedale e le cure psicologiche.

Di per sé il film è ben realizzato. Costringe a pensare alla gravità dell’episodio; rifugge da scene morbose; mette in rilievo la difficoltà della riabilitazione psicologica, le difficoltà della bambina a riacquisire l’uso della parola e la fiducia in qualsiasi figura maschile compreso il padre. Si mostrano anche la disperazione e la forza d’animo dei genitori; la solidarietà dei compagni di classe e delle famiglie del quartiere; uno spaccato di classe operaia e di etica della dignità.

In questo film, i sentimenti emergono in un contesto di dolore inizialmente annientante, ma che conduce gradualmente al ritorno alla vita quotidiana. La rinascita interiore, oltre allo sforzo di genitori e figlioletta di tornare a vivere con pienezza, e all'amore genitoriale che si manifesta in cura ed empatia, è rappresentata allegoricamente dal venire alla luce, qualche mese dopo il fatto di sangue, di un figlio di cui la madre era in attesa da cinque mesi al momento della violenza. 

Convincono la delicatezza di atteggiamenti e l’autenticità emotiva nella recitazione dei tre protagonisti.


[Roberto Bertoni]