Ci son
tempeste,
guglie di
mare
che l’umana corteccia
in arido
gorgo
schiantano
Ma essa,
non roccia
non gentil
sughero
che danza
sulla
leggera spuma
come
sperduto navio
alla scure
luna
si frange
E ancora
le tenaci
spoglie
tra cicale e
salsedine
in
sanguinoso grembo
si fan
meriggio:
Nuova
tremula ventura
Vecchia
impavida paura.